Tra i tanti sconvolgimenti che i neogenitori affrontano quando irrompe nelle loro vite una bomba termobarica sotto forma di polpettoso frugoletto, c’è un certo appiattimento della vita sociale, inevitabile nei primi mesi.

I due, ignari, se ne fanno una ragione. Ne colgono gli aspetti positivi, persino, convinti che feste, cene e nuovi incontri siano parte del passato.

Bè, lasciatemi dire che a livello di errori di valutazione, quest’ultimo se la batte con quello della Decca Studios quando rifiutò una piccola band di Liverpool che avrebbe raggiunto una certa popolarità col nome di The Beatles. O  con i milioni di elettori convinti che Matteo Renzi fosse di sinistra.

Nel solo mese di giugno, tra feste, inviti a merende e pic nic, recite e gite fuori porta mi sono accorta di non riuscire più a infilare i miei impegni nell’agenda ormai forzatamente condivisa col piccolo socialite.

Naturalmente, a differenza degli amici che ti scegli da solo, con cui hai una certa affinità di interessi e abitudini, frequentare i genitori di amichetti dei figli ti mette a contatto con le persone più diverse.

È stato alla recita della scuola – che curiosamente si è presa l’abitudine di far fare anche ai genitori – che mi sono resa conto come tra noi tapini travestiti da animali dell’Amazzonia c’erano persone di quattro nazionalità diverse, operai e professionisti, trentenni e cinquantenni.  L’unica altra esperienza collettiva che mi sia venuta in mente altrettanto efficace come livellatore sociale è la leva obbligatoria di lontana memoria.

Una straordinaria palestra di comunità, insomma: non sempre facile, quando si deve mediare nella scelta di un regalo alle maestre tra chi vuole comprare una tiara di diamanti e chi un mazzolino di fiori di campo, ma di certo non mi sfugge il valore educativo dell’esperienza.

Per la cronaca: alla recita ero vestita da bradipo, e per un attimo mi sono chiesta se la cosa non fosse troppo lesiva della mia dignità di signora ultraquarantenne. Poi ho visto un video di Gianluca Vacchi, che di anni ne ha cinquantaquattro, e mi sono rasserenata.