Il fascino del giallo nordico

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Isola è il quarto libro della serie di polizieschi firmati da Katrine Engberg, scrittrice danese con un passato da ballerina e coreografa tra tv e teatro (sempre affascinanti queste figure che riescono a reinventarsi, passando da una forma creativa all’altra come il celeberrimo Jo Nesbo o, da queste parti, Antonio Manzini). Il suo romanzo d’esordio, Il guardiano dei coccodrilli (Marsilio, 2020) è stato il primo episodio della cosiddetta “serie di Copenaghen”, mentre Isola, pubblicato quest’anno sempre per Marsilio nella traduzione di Claudia Valeria Letizia, è per il momento l’ultimo uscito (ma di certo non sarà l’ultimo della serie) e di Copenaghen per la verità ce n’è ben poca. Il romanzo è infatti ambientato sull’affascinante isola (ma, attenzione, non l’Isola del titolo) di Bornholm, territorio danese più vicino alla Svezia che alla madre patria, sul Mar Baltico. Un luogo dal grande fascino, dalle spettacolari vedute, dalla lunga storia e, come tutte le isole, dai tanti segreti.

Qui ci abitano 40mila abitanti ed è qui che uno dei personaggi chiave aveva cercato un luogo sicuro per l’infanzia dei suoi figli adottivi. Siamo in un freddo novembre del nord e a prendere vita è un intreccio classico, con l’immancabile poliziotto che si è preso una pausa dal commissariato ma si ritrova “inseguito” dai delitti (un cliché ormai del genere seriale che non ha risparmiato nemmeno Maigret). Il macabro ritrovamento di un cadavere (a Copenaghen) dà il via a una serie di indagini che ricostruiscono così più vite intrecciatesi sull’isola attraverso le generazioni, con personaggi più o meno originali e tutti così nordici. Nordici nel fervore religioso protestante, assai meno incline al perdono di quello cattolico, ma anche nella spinta all’autonomia femminile e alle famiglie monoparentali in epoche in cui in Italia si doveva ancora approvare la legge sul divorzio.

Un gioco di contrasti, dunque, con personaggi minori che sono veri e propri camei. Certo, Ystad è vicina, vicinissima all’isola, ma non illudiamoci, non siamo davanti a un nuovo Wallander né tanto meno a Mankell, il primo e insuperato autore di gialli nordici scoperto e importato in Italia proprio dall’editore Marsilio che da allora non ha più (comprensibilmente) abbandonato il filone, con esiti altalenanti. In questo contesto, quelli di Engberg sono però bei romanzi gialli, sapientemente costruiti, basati su personaggi che ci somigliano o ci stupiscono, ma che non possiamo che sentire vicini e reali, su uno sfondo spettacolare. E con trame e indagini sensate e allo stesso tempo colme di suspense, ma senza troppi giochi di prestigio, narratori inaffidabili o conigli dal cilindro di varia natura. Un’umanità varia e un po’ esotica che vale la pena scoprire.

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