Gialli per feste raffinate e d’antan

Allingham Il PremioBisogna essere amanti del giallo classico, un po’ british style, inclini a intendere la letteratura anche come fuga e come pure piacere dell’ingranaggio, amare i personaggi fascinosi e senza paura e allora ecco che sarete grati a Bollati Boringhieri per aver ridato alle stampe Il premio del traditore di Margery Allingham (traduzione di Marina Mopurgo), signora che sfornò una fortunata serie di romanzi tra il 1929 e il 1966, anno della sua morte, e considerata da molti vera e propria maestra del crimine senza molto da invidiare alla più nota Agatha Christie. In particolare questo romanzo appena uscito ha un attacco e un’idea di fondo folgorante e giocata con somma maestria: il nostro protagonista si sveglia in un letto d’ospedale senza più sapere chi è. Sa solo che ha una missione da compiere di vitale importanza. E che c’entra qualcosa il numero 15. Origlia una conversazione e capisce che deve fuggire. E il suo è tutto un sorprendersi delle proprie capacità alla guida, della prontezza di riflessi, di alcuni strani automatismi. Le persone che lo circondano e che interagiscono con lui sanno perfettamente che lui è Albert Campion e il lettore che non lo conosce si trova a ricomporne l’identità insieme allo stesso protagonista, mettendo insieme gli indizi. Un giallo nel giallo, un mistero dentro al mistero che Campion è comunque chiamato a risolvere e rende appunto questo libro così squisitamente inglese da far venire voglia di té con il latte e sandwich ai cetrioli. Una scrittura raffinata, un intreccio riuscito.

Che sono le caratteristiche di un’altra lodevolissima operazione editoriale sempre di Bollati Boringhieri, in questo caso la riedizione dei gialli di Hans Tuzzi con il commissario Melis. Come nei divertissement storici che vedono protagonista un giovanissimo Nero Wolf ancora europeo, Tuzzi rivela grazia e raffinatezza, passione per la cultura fino alla bibliofilia. Ma in questi romanzi c’è anche la Milano di quegli anni, dietro l’intreccio e i dialoghi sempre convincenti e i personaggi non stereotipati, che sempre riservano una sorpresa al lettore, una piega del carattere che va a contraddire l’immagine offerta dalle prime pennellate. Un pezzo della storia d’Italia raccontato con una penna e un ritmo attualissimi. Due titoli per assicurarsi feste di letture raffinate dal sapore d’antan.

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