Markaris e quel commissario “comune” che ci racconta Grecia (e Italia)

Petros MarkarisTra gli ospiti dell’edizione 2018 di “ScrittuRa Festival” (in corso in questi giorni con molti nomi mai passati a queste latitudini), Petros Markaris è in vetta alle classifiche di vendita con la sua ultima inchiesta di Kostas Charitos nell’Atene di oggi, L’università del crimini (traduzione di Andrea di Gregorio, edizione La Nave di Teseo).

Come ha spiegato anche al pubblico ravennate, la storia, come ogni sua staori, nasce da un qualcosa che lo fa arrabbiare, in questo caso i docenti universitari prestati alla politica che abbandonano temporaneamente i propri studenti e gli atenei in un momento di crisi, tenendosi però aperta la possibilità di ritornare in cattedra tenendo in qualche modo sospesa la situazione. Un argomento che lo ha reso ancora più amato di quanto già non fosse negli ambienti accademici, e ancora meno dal potere politico. Ancora una volta infatti Markaris affronta la Grecia oggi, della crisi non ancora finita e che l’ha in parte trasformata, e insieme affronta i grandi temi delle democrazie occidentali come il potere e la giustizia. Con il suo commissario quanto più lontano possibile dall’archetipo che va per la maggiore dell’uomo tormentato, solitario e dedito all’alcol, Markaris ci riporta in giro per Atene con precisione millimetrica, tra cene e pranzi, con l’intera famiglia di Charitos, fatta dalla moglie Adriana (personaggio preferito da molte lettrici, racconta Markaris), dalla figlia Caterina, avvocato che in questo libro si dirà felice di aver scelto di restare in Grecia, dal genero, dagli amici di sempre.

Senza inseguimenti, senza scene spettacolari, con un lavoro di indagine meticoloso, alle prese con la politica e una nuova situazione in questura, Charitos torna sempre a casa la sera con la sua Seat a mangiare le prelibatezze di Adriana, ad accontentarla (e sopportarla) anche quando è stanco, a mostrarci il suo lato quotidiano e umano. Attorno a lui docenti e studiosi ci spiegheranno ad esempio la differenza non trascurabile tra intellettuale, qualcuno che ha un’opionione di tutto, o studioso, cioé qualcuno che invece dedica la sua vita all’approfondimento e alla conoscenza. Oppure osserveremo come ormai le proteste in strada servano solo a conservare ciò che resta di diritti ottenuti nel passato e abbiano perso la carica verso il cambiamento che le caratterizzava. Riflessioni quanti mai utili per leggere anche l’Italia del presente.

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