Number 11 un Coe riuscito a metà

Un filo piuttosto sottile e nemmeno molto resistente lega la trama di Number 11 di Jonathan Coe (in Italia uscito per Feltrinelli con il titolo Numero 11, traduzione di M. Castagnone) che più che un romanzo è una carrellata  di quadri, racconti, situazioni sulle multiformi disgrazie che attanagliano la società britannica al giorno d’oggi. E sono molti gli aspetti non solo britannici: del resto l’Isola dei famosi è un format ben noto anche a queste latitudini, come i tagli agli orari di apertura delle biblioteche, l’immigrazione clandestina. Di very British c’è certamente il classismo di Oxford e Cambridge e di Eton, ma sull’arricchimento smisurato di persone prive di cultura ne sappiamo certamente qualcosa anche da queste parti, come ne sappiamo di evasione fiscale. A tratti divertente, a tratti sinceramente un po’ noioso e scontato, a tratti esilarante, questo romanzo di Coe in quanto romanzo resta di certo tra i suoi meno riusciti (e i continui rimandi alla famiglia Winshaw di cui potrebbe quasi sembrare una sorta di sequel finiscono semmai per sottolinearne lo scarto). I personaggi sono poco più che maschere, le due ragazze protagoniste appaiono semplicemente funzionali al dispiegamento di fatti, eventi e fenomeni, alcune trovate geniali (del resto Coe è un genio) come la parte del mistery e il personaggio del giovane agente e di quella che lui ambirebbe diventasse la sua fidanzata non bastano a dare respiro a una serie di situazioni che alla fine non tornano, non trovano le caselle giuste, non chiudono alcun cerchio e appaiono più giustapposte secondo una banale tecnica dell’accumulo che incastrate in una trama vera e propria. Peraltro non mancano nemmeno alcuni scivoloni dal sapore vagamente moralista (come la promessa delle ragazze, a un certo punto, dopo un banale frainteso, di non usare più social ma di parlarsi di persona). Certo, restano diversi dialoghi  folgoranti, restano alcune descrizioni e alcuni caratteri, resta lo humour e certamente la critica sociale, per quanto, ahinoi, nulla di particolarmente nuovo ci appare sotto il numero 11 e al libro va comunque dato il merito di dipingere un quadro esaustivo di molti aspetti retrivi di un mondo che pare decadente e votato all’ignoranza, all’apparenza, all’ingiustizia e alla sperequazione sociale. Ci si può certo ridere su per qualche ora, naturalmente con l’amaro in bocca, che male non fa. E qualche situazione o personaggio potrebbe anche restare bene impresso nella mente, ma resta la sensazione di qualcosa riuscito a metà.

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