“Fuoco”, per chi ama il noir, ma non il politically correct

Fuoco PandianiA chi ama il noir e il giallo, ma è stanco di poliziotti e vicecommissari più o meno politically correct, il consiglio è di leggere Fuoco di Enrico Pandiani, per la collana di Rizzoli. Altro tassello che si aggiunge al genere nel capoluogo piemontese (insieme agli ottimi Davide Longo e Christian Frascella di Einaudi che da qualche anno ormai ci raccontano la città sabauda sotto nuove angolature).

Pandiani porta in scena un quartetto di personaggi che sarà difficile dimenticare. Anche se lo schema con cui si possono descrivere è fin troppo geometrico – due donne, due uomini, due bianchi, due di origini africane di cui un omosessuale – i caratteri non sono banali e le loro storie, soprattutto, uniche. Fanno mestieri diversi e “normali” – come i ristoratori o i meccanici di auto di lusso – ma condividono un pezzo di passato che il lettore si trova a scoprire a brandelli, per gradi, insieme alle persone che li circondano: sono fuggiaschi. I loro destini si sono incrociati per un caso fortuito mentre venivano tradotti da Lione al carcere e da vent’anni le loro vite sono indissolubilmente legate tra loro.

Ed è solo il ricatto di un misterioso personaggio che li costringe a un’indagine fuori dagli schemi. In palio c’è la loro stessa libertà, per ottenere la quale devono risolvere un enigma che svela un intreccio di corruzione e malaffare.

Chi è il vero criminale? Che cosa e chi dobbiamo più temere nel mondo in cui viviamo? La riflessione sul tema della giustizia, della legalità e dell’etica pur permeando il romanzo non fornisce risposte pronte all’uso e soprattutto non diventa mai predominante sull’intreccio, la storia e la vera e propria avventura. In un gioco di tempi tra il prima e l’adesso, il detto e il non detto, ci affezioniamo ai quattro e seguiamo le loro gesta, ascoltiamo e condividiamo i pensieri di quello che è il capo, Max Ventura, il più anziano e il punto di riferimento.
Ma ci sono Vittoria e sua figlia, Abdel, Sanda. La città in cui si muovono è quanto mai contemporanea e innestata in una rete più ampia, la Francia è vicinissima, ma nemmeno l’Africa appare troppo lontana.

All’indagine sul campo si affianca quella virtuale, ogni passo apre una finestra su un mondo di malaffare che tocca, neanche a dirlo, i più deboli e fragili. E in tutto questo c’è chiaramente l’amore per il genere, per l’affabulazione, per il racconto, per i dialoghi, per la battuta quando serve.
I quattro promettono di diventare protagonisti seriali e in effetti l’auspicio è che questo possa essere solo un inizio per una serie di avventure in grado di raccontarci il marcio che si annida dove troppo spesso non vogliamo guardare senza perdere il gusto dell’azione e del colpo di scena.

Per gli appassionati, disponibile anche in audiolibro per la voce di William Angiuli.

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