Addio ai canterini di Lugo, davvero non c’era altra via?

Canterini Romagnoli Lugo

Sabato 11 febbraio, nella cornice del Caffè letterario di Lugo, è stato presentato il libro che racchiude la storia del secolo musicale dei Canterini romagnoli “F. B. Pratella” nati nel 1922 nella città di Baracca proprio per volere del musicista futurista. La presentazione del volume, I Canterini di Lugo. Cento anni di folclore in Romagna (1922-2022), è stata sobria e commovente allo stesso tempo poiché era chiaro per tutti che quello cui si assisteva era l’ultimo “canto” del gruppo corale.
Alla prolusione della titolare dell’assessorato al Verde, Maria Pia Galletti (ma quella alla Cultura?), ha fatto seguito l’intervento del direttore del gruppo, il maestro Carlo Argelli, che non senza emozione ha raccontato gli ultimi trent’anni di attività. L’evento è poi proseguito con il dialogo tra lo scrittore e saggista Daniele Serafini e l’autore del volume, il musicologo Franco Dell’Amore. In coda, ovviamente, non poteva mancare l’ultima esibizione dei canterini lughesi, alcuni visibilmente commossi.

Al netto del valore sociale che questa compagine rappresentava, ci si chiede quale sia la perdita dal punto di vista musicale derivata della cessazione delle attività del coro. O meglio ancora, quanto grande sia l’abbandono di una tradizione canora popolare che affondava le sue radici nella ricerca etnomusicologica effettuata proprio da Francesco Balilla Pratella, tra gli altri, a cavallo tra Otto e Novecento. In un periodo storico nel quale si fa della propria identità storica, sociale e ancestrale una bandiera da sventolare in faccia all’altro, al diverso o, semplicemente, al nuovo, è davvero amareggiante constatare come, in realtà, ci siano (e siano percepite da molti di coloro che propugnano questi ideali) tradizioni ed espressioni culturali degne di essere perpetuate, mentre siano viste come rami secchi da potare quelle che non raccolgono più l’interesse delle moltitudini.
Lungi dal voler propugnare un’idea di accanimento terapeutico culturale verso espressioni e tradizioni in decadenza a causa della giusta e fisiologica mutevolezza della società stessa, non sarebbe forse valsa la pena trovare un modo per conservare in maniera viva e non museale (né cartacea né discografica) questa realtà, magari trovando una via istituzionale, perché no, grazie alla quale far sopravvivere questo che è il retaggio musicale del popolo in Romagna?
Da oggi, invece, non rimane che questo flebile rigagnolo di quello che è stato il fiume dei Canterini Romagnoli di Lugo.

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