Gli spettacoli musicali in streaming? Il nulla…

Prima di tutto bisogna dichiarare che, alla luce di quel che accade, non ci sono alternative possibili.
Ciò che avviene è presto detto: per decreto dal 25 ottobre gli spettacoli non esistono più.

Eppure, c’è già chi si alza a dire che questo è un errore, che gli spettacoli non si sono fermati, ma grazie alle potenti tecnologie di cui si dispone, si sono potuti allestire e godere concerti e opere.
Non è vero. Chi afferma che la musica dal vivo non si è fermata, mente.

Quello che è racchiuso in un’odiosa parola ormai extracomunitaria (sì, streaming) non è affatto il corrispettivo dello spettacolo vissuto a teatro. In realtà è il nulla.

Cosa manca a questa esperienza telematica è facile da dire: tutto.

Entrare in teatro, sentire lo scricchiolio delle assi del palco, respirare l’odore del velluto impolverato, ascoltare il respiro degli interpreti, condividere le loro sensazioni sulla temperatura della sala, vedere tutti i dettagli in mostra sul boccascena, si potrebbe andare avanti all’infinito.

Cosa rimane, escluso tutto ciò, va da sé: la musica. Ma questa è un mezzo di espressione che necessita di pubblico.

Così, invece, gli artisti, privati del naturale e immediato confronto con una platea reale, si trasformano in canarini in gabbia, capaci di cinguettare solo per le proprie sbarre che si limitano a rimanere inerti.

Non c’è nemmeno un paragone con le incisioni discografiche nelle quali l’impegno artistico è spalmato in giorni (e non ore) e con la possibilità di ricercare l’esecuzione migliore.
I dischi sono pieni di tagli, è ora che si prenda coscienza di questa verità.

Cosa rimane, per esempio, del Sant’Ambrogio scaligero o del concerto di inaugurazione della stagione bagnacavallese di Accademia Bizantina, in soldoni, è il silenzio assordante.

Oggi la musica la si può trovare in tasca, letteralmente, ma quello che manca in questo momento è il riscontro che il pubblico dà agli artisti nel momento in cui questi sono sul palcoscenico. Ed è parte fondamentale dell’anima dello spettacolo dal vivo, altrimenti è solo una diretta su una rete sociale.

Il flusso multimediale, in definitiva, è solo un palliativo: per i musicisti (molto pochi) che continuano comunque a lavorare e per gli spettatori che pensano comunque di andare a teatro. E invece di bere un buon Sangiovese, stanno sorseggiando vino annacquato.

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