Grande pianismo nel concerto a quattro mani di Carusi e Laneri

Laneri Carusi

I pianisti Olaf John Laneri e Nazzareno Carusi

Il grande pianismo è stato protagonista dell’appuntamento in matinée del 18 marzo a Ravenna, durante il quale si sono esibiti nella Sala Corelli – ospiti della rassegna Mikrokosmi – Nazzareno Carusi e Olaf John Laneri, tra i più importanti ambasciatori dell’arte musicale italiana nel mondo: un duo a quattro mani d’eccezione, formato da solisti mirabili, entrambi capaci di riversare la propria personalità nella comune interpretazione.

Il primo tempo della Sonata in Do maggiore K 521 di Wolfgang Amadeus Mozart risuona sin da subito di quell’affetto solenne, gioioso ed al contempo glorioso insito nelle connotazioni che all’epoca mozartiana ancor erano considerate parte importante della retorica musicale. Nell’Andante successivo i due aspetti, quello lirico e quello stürmisch, sotto le dita del duo sono messi in magnifico risalto, lasciando lo spazio necessario a ogni declinazione sonora. La bellezza dell’Allegretto, non istericamente veloce come troppo spesso viene intesa questa indicazione agogica, mette in risalto la precisione di ogni gesto che i due musicisti compiono in perfetta sincronia.

Le differenze dei due modi di essere pianista sono palpabili, tuttavia è questo uno dei massimi esempi in cui la musica dimostra la sua perfetta democrazia nella quale la molteplicità di idee è un arricchimento espressivo prima e culturale poi. In questo, la lettura della Fantasia in fa minore D 940 di Schubert è certamente manifesto supremo innalzandosi a musica humana, vicina alla perfezione di quella delle sfere celesti, eppure ancora terrena.

La seconda parte si apre con una delle più belle pagine della produzione di Claude Debussy, la Petite Suite, nella quale il duo Carusi-Laneri dipinge con pochi essenziali gesti un paesaggio degno dei più bei Monet e Degas. Le note accarezzano le mani dei due pianisti evocando i profumi esotici racchiusi nella scrittura del compositore francese tra i massimi esponenti dell’Ars Gallica.

A chiudere la mattina musicale Ma mére l’oye di Maurice Ravel nel quale il duo, come Virgilio, guida la platea in un fiabesco mondo fatto di bellezza. Il pubblico goloso, però non si è (giustamente) accontentato così che i pianisti hanno tirato fuori dal cilindro un frizzante terzo tempo dalla Sonata K 381 di Mozart che ha definitivamente decretato l’apprezzamento di un pubblico ormai in visibilio.

Una nota sociale: a inizio concerto c’è stato spazio per una testimonianza significativa di alcuni membri dell’associazione Italia Solidale, associazione che promuove le adozioni a distanza: un passo in più per ritrovare umanità.

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