Il pianismo spensierato di Antonio Alessandri, giovane talento anche per tecnica e interpretazione

Antonio Alessandri

In tre anni è successo di tutto. Letteralmente. Pandemia e guerra. Cose davvero impensabili il 3 marzo del 2019 quando nel ridotto del teatro Alighieri il fresco talento del giovane Antonio Alessandri si mostrava così gemmeo. A distanza di un triennio, lo stesso luogo ha accolto (il 6 marzo) un adolescente ormai sbocciato, dal talento prossimo alla fioritura più bella.

L’appuntamento domenicale all’interno della stagione Mikrokosmi 2022 ha offerto un grande compendio di tecnica pianistica.
In apertura, dopo la prolusione di un gigante dello strumento dai tasti bianchi e neri quale è Nazzareno Carusi, Alessandri ha incantato il pubblico con una delle pagine bachiane più note, il celebre Concerto Italiano Bwv 971. Pregevole è stata la sua lettura, con una non comune capacità di valorizzare i temi in entrambe le mani. Il leggero rubato che spesso utilizzava non era fine a sé stesso e si posizionava in un’idea di elasticità nella quale era prioritario passare comunque tra i pilastri di un tempo mai fluttuante, bensì preciso e ben domato.

Il carattere spumeggiane del Carnevale di Vienna op. 26 di Robert Schumann è stato ben valorizzato dal pianista che, tuttavia, ha pagato (in maniera giustificabile e sacrosanta) l’ancora poca quantità di vita esperita da non riuscire ad approfondire in maniera significativa il timbro di una Romanze comunque notevole.

L’aulenza francese era l’unico elemento che mancava nelle colorate Estampes nelle quali le ottatoniche pensate da Claude Debussy si univano alla spensieratezza con la quale Alessandri le suonava per un effetto davvero sorprendente. Forse il pianoforte in sala non era quella macchina perfetta che il giovane talento meritava tanto che, in qualche frangente, ci si sarebbe aspettata una ricerca di un piano più intimo, quasi esasperato: specialmente nel Jardins sous la pluie sarebbe stato forse più bello osare una pioggerellina primaverile invece che uno scrollo autunnale.

In coda la Fantasia quasi Sonata Après un lecture du Dante di Franz Liszt. In questa esecuzione c’è solo una cosa da dire: chapeau.
Come bis due studi di Fryderyk Chopin da urlo, niente meno.

A colpire di Alessandri, però non è (solo) l’interpretazione e la capacità di lettura, che ovviamente non possono che migliorare col passare dell’esperienza tra le sue dita, né la tecnica solidissima curata in anni fertili, bensì la sua spensieratezza, il suo approccio allo strumento e, perché no, i suoi forti mai spinti, senza quel pizzico di enfasi a tratti rabbiosa che spesso è l’unica freccia (usata a sproposito) nella faretra di musicisti mediocri.

EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
NATURASI BILLB SEMI CECI FAGIOLI 19 – 28 04 24
CENTRALE LATTE CESENA BILLB LATTE 25 04 – 01 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24