Le gemelle Dallagnese e l’esecuzione che non t’aspetti

Gemelle MikrokosmosL’esecuzione che non t’aspetti. Domenica 4 marzo, in una Ravenna troppo distratta dalla politica nazionale, alla Sala Corelli è andato in scena il quinto appuntamento della rassegna Mikrokosmi. Nel ridotto del teatro cittadino, però, non hanno riecheggiato le corde del Quartetto Fauves (a causa di un infortunio del primo violino), bensì sono state le dita delle gemelle Eleonora e Beatrice Dallagnese a scorrere sapientemente sulla tastiera.

Pupille del gigante della tastiera all’Accademia Pianistica Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola, Nazzareno Carusi, le due brave diciottenni smentiscono da subito la loro delicata presenza offrendo al pubblico ravennate una lettura roboante della Fantasia in fa minore D.940 di Franz Schubert, intrisa di giovanile ardore. È nella Sonata FP.8 di Francis Poulenc, però, che la freschezza della lettura risulta piacevolmente adeguata. Il clangore novecentesco è specchio della società moderna e la lettura delle giovani artiste venete rende grande giustizia al senso di modernità veicolato dalle note di uno dei più grandi tra i francesi del Novecento.

La seconda parte del concerto, aperta dai primi quattro Jeux d’enfants di Georges Bizet, conferma il grande tasso tecnico delle brave interpreti, ma è soprattutto nel virtuosistico Allegro brillant Op.92 di Felix Mendelssohn che le quattro mani, agili come possedute da un sulfureo demone, sembrano appartenere ad una sola mente. Lo stesso virtuosismo è certamente sfoggiato nelle tre Danze ungheresi WoO 1 di Johannes Brahms (la 1°, la 4° e l’8°) nelle quali il biondo duo a quattro mani brilla per coesione e unità d’intenti. L’unico aspetto poco approfondito dalle due interpreti, in questo concerto, è l’intima delicatezza che sembra trasparire da ogni loro sorriso, ma che si scioglie al sole come candida neve appena appoggiano le dita sulla tastiera. Il bis d’obbligo è chiaramente la quinta tra le danze ungheresi, che il brillante duo interpreta con spietata luccicanza.

Nota di colore, finalmente si vedono bambini a teatro, e sono più attenti di tanti adulti: l’augurio per l’arte è di avere sempre più pubblico di tal guisa, interessato e desideroso di riempirsi gli occhi e le orecchie di buona musica invece di dar sfoggio di pellicce e far semplice atto di presenza.

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