La sapiente maestria di Riccardo Muti per un memorabile “Macbeth” verdiano

Muti Maggio Fiorentino Macbeth

foto Silvia Lelli

La bellezza è un fiore che nella società moderna è sempre meno valorizzato: per fortuna ogni tanto le manifestazioni di questa qualità sono talmente evidenti e prorompenti che non è possibile fermare la potenza evocativa di cui è artefice. La serata del 15 luglio, organizzata all’interno del Ravenna Festival 2018 nella cornice del Pala de André, dovrà essere ricordata per questo importante traguardo. Protagonista della serata è stata la musica di Giuseppe Verdi il cui Macbeth, sotto le sapienti mani del Maestro Riccardo Muti, si è mostrato in tutta la sua terribile bellezza, rendendo partecipe il pubblico ravennate della grande sintonia teatrale tra William Shakespeare e il Cigno di Busseto.

L’esecuzione in forma di concerto di un’opera lirica non è la più adeguata a rendere le alchimie drammaturgiche che si sviluppano sulla scena, tuttavia la bravura di tutti gli interpreti ha, come d’incanto, fatto dimenticare questo particolare, trascinando gli spettatori all’interno del tragico intreccio scozzese. Un plauso va certamente a tutti gl’interpreti: il bravo baritono Luca Salsi rende il suo Macbeth sanguinario ma giustamente in balìa delle proprie paure; Banco diviene l’impersonificazione della rettitudine che nella bella voce di Riccardo Zanellato trova una dimensione autorevole; Francesco Meli rende giustizia al nobile Macduff, troppo spesso interpretato da tenori dallo scarso peso drammatico, rendendo il personaggio il vero risolutore della vicenda. Su tutti, però, svetta lei, Vittoria Yeo, che interpreta magistralmente Lady Macbeth, personaggio che riesce a spingere con la propria superbia il marito verso l’abisso che inghiottirà entrambi: la voce del soprano sudcoreano si adatta come un guanto alle mille sfaccettature di un ruolo che nel corso dell’opera si trasfigura fino a diventare spettro ben prima della morte.

L’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino è una vera e propria eccellenza del panorama musicale italiano e in questa particolare circostanza si stringeva in un grande abbraccio celebrativo attorno al Maestro Muti a 50 anni dal primo incontro con il grande direttore italiano. Proprio lui, “padrone di casa” del Ravenna Festival, giganteggiava mostrando una capacità di cogliere le minime sfumature degli abissi verdiani come nessuno oggi sa fare, e dimostrando ancora una volta, come se ce ne fosse davvero bisogno, di meritare il Praemium Imperiale recentemente assegnatogli.

Eventi come questo sono ciò di cui l’arte musicale ha più bisogno in questi tempi di crisi, non solo economica, ma anche culturale.

 

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