Quella richiesta-bavaglio per la Prima del Teatro alla Scala

Boris Gudonov La Scala

La cultura rende liberi perché sviluppa il pensiero e il senso critico. Proprio per questo ogni essere umano dovrebbe berne da ogni fonte possibile, in modo da poter esperire quella pluralità di opinioni e di idee che creano la società nella quale viviamo. Molto spesso, però, ci sono occasioni nelle quali parte di quella società si schiera contro uno spicchio di cultura, per motivi tra i più disparati, e tentano di renderla invisa alla maggioranza delle persone. Ciò succede sia in piccolo, nel quotidiano, sia su scala più vasta, ma è proprio in questa seconda occasione che appare in tutta la sua meschinità.

Un esempio chiaro e lampante di questa stolta violenza oscurantista si è manifestata nella richiesta pervenuta al teatro alla Scala di Milano nei giorni antecedenti alla Prima del 7 dicembre. Il bersaglio era nientemeno che l’opera in cartellone, il Boris Godunov di Musorgskij, e la richiesta era di non metterlo in scena per evitare di dar voce alla cultura russa in un periodo delicato come quello attuale.

Se proprio la Scala pochi mesi fa chiese a Gergiev di prendere le distanze dal conflitto, allontanandolo vista la mancanza di reazioni del direttore russo, lo stesso teatro ha risposto a questa richiesta bavaglio in modo altrettanto netto e inequivocabile. Ciò perché, sebbene sia Mussorgskij, sia Puškin (dai cui scritti l’opera è tratta), siano indubitabilmente russi, non è la cultura russa che deve pagare lo scotto di una guerra partita, sì, da quei territori, ma voluta da persone, non da nazioni, non da culture. Al contrario, proprio l’opera di Mussorgskij, forse il più russo tra i musicisti russi, veicola messaggi potenti e la lingua, il russo, così inusitata alle orecchie occidentali nel contesto della lirica (che non è solo in italiano, forse vale la pena ricordarlo), offre opportunità sonore inattese alle orecchie educate solo ad altri idiomi.

La storia delle ingerenze della politica sulla cultura affondano le radici nella notte dei tempi, tuttavia quando queste si fanno così palesi e immotivate, generate da un populismo becero e imbarazzante attuato per screditare non solo l’avversario, ma tutta una fetta di persone (in questo caso una nazione intera nella quale ad alcuni oligarchi guerrafondai si alternano moltitudini di poveri diavoli che, esattamente come in tutto il resto del pianeta, tirano a campare), è necessario, giusto e doveroso opporsi in maniera netta e inequivocabile.

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