Solo la cultura ci salverà… L’esempio di Lugo

Concerto Piazza LugoI tempi sono oscuri. Questo è un fatto oggettivo. Non ci sarebbe da stupirsi se i posteri classificassero quest’epoca come un nuovo Medio Evo. C’è, tuttavia, un barlume di speranza che combatte strenuamente. Questa luce altro non è che la voglia di cultura, la necessità di accrescere la statura morale e intellettuale dell’individuo.

Proprio in questo contesto è da sottolineare come la provincia di Ravenna sia un’isola felice, almeno per ciò che riguarda l’interesse che la cultura musicale solleva: in questo contesto, l’esperienza che si sta consumando a Lugo è cruciale. L’amministrazione comunale, cogliendo come occasione il 30° anno di riapertura del teatro Rossini, ha inaugurato uno dei più importanti festival di musica antica d’Italia, l’ormai noto “Purtimiro” che porta nel piccolo teatro romagnolo interpreti acclamati sui palchi più prestigiosi del mondo. Forse, proprio forte di questa esperienza così necessaria a ossigenare una vita musicale in anossia dopo il forte rallentamento dell’attività degli Amici dell’Arte, il Comune è riuscito a far fiorire altri eventi musicali, con un’impronta certamente più popolare ma non per questo meno nobile, capaci di coinvolgere buona parte della cittadinanza.

Temporalmente parlando, la prima realtà nata è “Lugo Music Fest”, già alla seconda edizione, che ha portato nelle scuole e nelle piazze giovani artisti emergenti con programmi semplici ed efficaci: la riproposizione di brani più o meno noti del grande repertorio colto acquistano un significato particolare grazie al contesto nel quale vengono eseguiti. L’ultimo concerto è il paradigma di quanto questo festival abbia colpito nel segno: un bagno di folla ai piedi del monumento a Francesco Baracca, baciato dal sole sorgente, per ascoltare le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi.

Non meno importante è stato il “Rossini Summer Fest”, pregevole celebrazione del 150° anniversario della morte del celebre compositore che si formò alla scuola dei fratelli Malerbi. Questa rassegna è paragonabile a un fiume di musica che ha rivitalizzato il centro città con i suoi flutti. Fuori dai luoghi solitamente deputati a questi eventi si è potuto ristrutturare e, anzi, ampliare quel ponte semantico perduto tra chi fa della musica diletto e chi professione. Sempre la piazza antistante la Rocca, gremita come raramente capita, è stata protagonista della serata conclusiva che ha visto l’esecuzione dell’opera La cambiale di matrimonio.
La sete di cultura c’è, l’acqua per sedarla anche, basta solo volerla bere.

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