Lunga vita all’iperpop

Rosalia MotomamiRosalía – Motomami (Columbia, 2022)
Questa rubrica vorrebbe consigliare un bel disco, uscito pochi giorni fa, di un artista che per qualche motivo potreste ignorare o non considerare tra le vostre priorità. Questa settimana mi tocca fare una piccola eccezione e parlare di un album che è uscito a metà marzo ed è volato immediatamente in testa a tutte le classifiche di streaming mondiale. E parlo ovviamente di Motomami, il terzo di Rosalía.

Rosalía è figlia di un nuovo approccio del pop da classifica. È un approccio che inizia a venir fuori verso la fine degli anni zero, quando la nuova scuola dell’R&B inizia a venir messa in discussione dall’arrivo di personaggi nuovi che giocano ai confini del genere e introducono elementi di disturbo, causati perlopiù da una personalità che sembra quasi borderline. Tempi in cui il pop viene sporcato da complicate vicende personali degli artisti, dal bisogno quasi fisico di rivolgersi a produttori che lavorino con suoni nuovi, relativamente più avventurosi.

Esistono perfino movimenti di musica d’avanguardia che lavorano con questi materiali: quello che viene chiamato hyperpop, quello di etichette come PC Music (specializzata nella creazione di popstar verosimili ingrassate da suoni ultra-HD e cacofonie melodiche massimaliste). Il pop vero e proprio prende appunti.

Personaggi come Kanye West e la sua cricca, a partire da Frank Ocean, spingono al limite la suggestione e sperimentano nuovi linguaggi con ogni nuovo disco, creando opere d’arte viventi come Life Of Pablo o Blond. In questo contesto il pop diventa un ambiente insalubre in cui minimalismo ed elettronica d’avanguardia entrano su basi regolari a sparigliare le carte, e in cui ogni artista si vede costretto a cercare la propria strada.

Rosalía arriva da Barcellona, studentessa di canto e coinvolta nella scena musicale fin da adolescente, l’esplosione con Los Angeles, e da lì in poi una strada lastricata di successi. Porta in dote al pop globale le sue radici: flamenco, bachata, musica ispanica in generale, ovviamente un pochino di reggaeton. In Motomami affoga tutto dentro un bagno di minimalismo astratto, che le consente di spacciare come singolo “Candy”, una quasi-cover di “Archangel” di Burial (accreditato tra gli autori), e di farsi amare nel mainstream più trucido con schegge al limite dell’ambient come “G3 N15” o “CUUUUuuuuuute”.

Un disco nel quale a stupire non è tanto la qualità della musica in sé, quanto la sensazione di futuro e di potenzialità che sembra nascere da molti dei pezzi. In altre parole: i pareri entusiasti che potreste aver sentito, a questo giro, sono pienamente giustificati.

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