Sette dischi dell’anno che (forse) non troverete nelle altre liste di fine anno

Dicembre, tempo di bilanci. L’altra settimana su Twitter girava questo quesito: tra un mesetto è finito il decennio, voi che traguardi avete raggiunto? Ecco, non so voi ma io a fine anni Dieci pensavo che sarei riuscito a sposare Kanye, ma lui si è incaponito su Kim Kardashian e quindi ho dovuto mettere la testa a posto e continuare a fare cose noiose tipo, ehm, compilare liste come quella che state per leggere, contenente un elenco di dischi che con tutta probabilità non troverete nelle altre liste di fine anno perché sono usciti di recente, e quindi troppo tardi per essere presi in considerazione. O perché relativi a generi musicali che, nell’anno 2019, sono considerati merda secca fuori moda. O perché le persone che li hanno prodotti non hanno una storia particolarmente divertente da raccontare. O perché Big Pharma ha deciso di ostracizzarli e spingere Gazzelle al loro posto. O anche e soprattutto perché il fatto che piacciano a me non significa che debbano piacere agli altri esseri umani.

Pan American – A Son
Pan American A SonC’è stato un periodo storico in cui qualsiasi puttanata uscisse su Kranky faceva sbrodolare dei chili di inchiostro nel giro avant, poi le cose si sono un po’ ridimensionate (giustamente, se posso permettermi, voglio dire, a un certo punto ci si rompe le scatole pure di spendere centinaia di euro in gruppi/dischi che hanno tutti l’obiettivo di suonare in silenzio). Pan American è un artista Kranky fino a un certo punto, nel senso che in qualche modo fa categoria a sé (il titolare del progetto è famoso per aver avuto una band di culto assoluto negli anni ’90 chiamata Labradford) ed esce col suo passo, un disco ogni 5/6 anni senza fretta e senza colpi di testa. Quello nuovo è stupendo.

Mount Eerie / Julie Doiron – Lost Wisdom pt. 2
Ho una storia molto lunga e carina da raccontare su Mount Eerie che spero di avere occasione di raccontare, magari su queste pagine se si degnasse mai di venire a suonare qui in giro. Phil Elvrum però ha conquistato il mondo con un disco lancinante che parlava della malattia e della morte della moglie, e poi ha fatto un altro disco e si è innamorato di un’altra donna e l’ha pure sposata, e questa donna era pure Michelle Williams, e adesso ha fatto un nuovo episodio di Lost Wisdom con Julie Doiron (Lost Wisdom è il nome del disco ma anche un po’ il nome del suo suonare con Julie Doiron) che è bellissimo nel modo in cui lo sono sempre i dischi di Mt Eerie. Che se non lo conoscete è un tizio che si mette davanti al microfono con una chitarra e sembra non avere idea né di come si canta né di come si suona una chitarra e men che meno di cosa cazzo significhi scrivere una canzone, e dopo 10 secondi ti chiedi se qualunque altra musica che tu abbia ascoltato in vita abbia senso – quindi insomma, un bel disco, ecco.

Marracash – Persona
MarracashQuesto sarebbe facilmente in cima a tutte le classifiche italiane ma ne salterà qualcuna perché è uscito relativamente tardi, e qualcuno le classifiche le ha già compilate. Non posso essere sicuro che la copertina di Persona sia una citazione di The Truman Show ma credo di sì – e comunque c’è una citazione di The Truman Show nel testo di una canzone del disco, questo per dire dei riferimenti su cui è basato l’ultimo disco di Marracash, voglio dire, chi coglie i riferimenti a The Truman Show se non quelli che avevano dai 16 ai 20 anni quando il film è uscito? Per dire quanto trovi stupefacente che Marra abbia una consistente fascia di ascoltatori che vanno oggi alle superiori e che li costringa nonostante questo ad ascoltare un disco di gerontorap, una cosa che per quanto possa essere settata sui suoni di questa generazione sia al contempo strapiena di riferimenti che solo dei quarantenni possono capire appieno. E che questa cosa non dia realmente fastidio a nessuno di quelli che continuano ad ascoltarsi a nastro questo disco, il che dà una certa speranza a tutti i quarantenni che continuano ad ascoltare i dischi nuovi.

Nick Cave & The Bad Seeds – Ghosteen

OK, questo probabilmente sarà in un sacco di playlist, ma per la prima volta da quando lo conosco non sarà proprio in tutte e la ragione sembra essere che i suoni a questo giro non convincono e certe scelte di arrangiamento sono stantie (piano + stronzatine ambient-cosmiche tipo Jean Michel Jarre o qualcosa del genere), e credo sia per questo che Ghosteen è il primo disco di Nick Cave che ho provato piacere ad ascoltare da manco più ricordo quando.

Shannon Wright – Providence

Continua a rimanere un mistero come possa, il mondo, porsi un problema in merito a quale sia il disco più bello dell’anno negli anni in cui esce un nuovo disco di Shannon Wright. Providence in questo è leggermente meno il disco dell’anno rispetto ai suoi predecessori perché è piano-e-voce dall’inizio alla fine ed è vero che per un motivo o per l’altro le canzoni piano-voce di Shannon Wright sono le canzoni di Shannon Wright che piacciono di più alle persone, ma è anche vero che un nuovo disco di Shannon Wright che ci priva della Shannon Wright chitarrista che sfonda la qualunque in preda al panico, insomma, è una cosa che abbiamo qualche difficoltà a realizzare.

tha Supreme – 23 6451

Non credo che 23 6451 finirebbe davvero in una lista dei 50 o dei 100 dischi che ho preferito quest’anno ma è il disco su cui a fine anno ci si sta scontrando di più – è buono o è una schifezza? Io credo sia buono, e forse il mio giudizio non è strettamente musicale ma influenzato da questa sensazione di scoperta dovuta al fatto che le prime due volte che l’ho ascoltato non ho capito assolutamente un cazzo di quello che dice e questa nella mia testa è una sensazione molto Joe Cassano o molto sbirro imbucato a una festa di 17enni.

Giant Swan – S/T

I Giant Swan sono due tizi di Bristol di cui non so praticamente nulla ed esordiscono su lunga distanza dopo aver fatto parlare un casino di sé nell’ambiente per un paio d’anni (non ne so praticamente nulla perché non bazzico l’ambiente in oggetto). Sono una specie di gruppo techno un po’ sospeso tra tutto il giro accelerati e i cazzotti in faccia stile concerto dei Void nel 1981. Ascolto techno da una ventina d’anni ma continuo a sentirmi impreparatissimo quindi non mi sbilancio in recensioni né nulla del genere. A me piacciono perché, a differenza delle robe di cui si discute di solito in quell’ambiente, il disco dei Giant Swan (che io amo chiamare con la corretta traduzione italiana IL CIGNONE) suona dall’inizio alla fine come quelle volte che ti sta per venire l’infarto e inizi ad annaspare a destra e a manca per trovare le pastiglie della pressione e poi boh niente, non le trovi e l’infarto arriva davvero e tu non riesci a sentire l’ultimo pezzo.

Ci sentiamo l’anno prossimo,

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