Classifiche di fine anno: potere alle donne, finalmente

Dicembre, le classifiche di fine anno (e decennio) già impazzano e in quest’epoca di musica fluida con un orizzonte praticamente sterminato (restando peraltro solo nell’ambito rock e contemporaneo) è sempre più complicato arrivare a una lista coerente. Così è possibile piuttosto fotografare alcuni trend, come quelli di questi ultimi anni in cui, passata la sbornia “black a tutti i costi”, a emergere sono state in particolare le figure femminili.

Cantanti, autrici che hanno abbattuto schemi e cercato di portare al centro dell’attenzione non sempre e solo la loro musica. Come FKA Twigs, per esempio, musicista (e anche ballerina) inglese che di questi anni Dieci è diventata una sorta di icona underground, e che con il suo secondo album Magdalene, ha da poco pubblicato uno dei più convincenti “dischi dell’anno”, un lavoro appunto che vorrebbe raccontare anche la sua esperienza di «donna definita dal patriarcato», come ha dichiarato («mi piacerebbe un sacco – ha aggiunto – se scrivessero un pezzo su di me in cui il mio nome non è attaccato a quello di un uomo»). Musicalmente parlando è come se l’avanguardia fosse stata frullata nel tentativo di portarla a un pubblico sempre più vasto, riuscendo a farne un manifesto di musica contemporanea tout court.

Altro disco dell’anno tra dischi dell’anno è senza dubbio quello di Sharon Van Etten, un po’ dimenticato forse (ebbene sì, uscire in gennaio può essere un problema): Remind me tomorrow è invece il suo lavoro più sperimentale e compiuto, che la fa entrare nell’olimpo delle cantautrici americane, a dieci anni dal debutto.

O quello della pop-star dark non ancora maggiorenne che riesce a rendere hit canzoni più che altro inquietanti (naturalmente si tratta di Billie Eilish e del suo When We All Fall Asleep, Where Do We Go?).

O, ancora, quello della definitiva consacrazione di quella (fino a questo punto forse sopravvalutata) cantautrice californiana Angel Olsen, che in All Mirrors crea una vera e propria opera rock tra orchestrazioni e lati oscuri che può ricordare perfino, nell’enorme diversità, qualcosa di Bjork.

Per completare la panoramica con un’altra pop star del tutto atipica come Lana Del Rey, anche lei al top (e lontanissima da compromessi commerciali) con il suo ultimo Norman Fucking Rockwell!.

Senza dimenticare gli elegantissimi album (più o meno) neo-soul di Jamila Woods e Solange e l’ottimo Grey Area della rapper inglese Little Simz.

Potere alle donne dunque, finalmente.

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