La lista dei dischi di fine anno: dieci nomi per il 2017

Arca Arca

La copertina dell’ultimo disco di Arca

Le premesse da fare, quando si parla di classifiche di fine anno, sono sempre troppe. Facendola breve, invece, qui si cercherà di elencare gli album che più sono stati in grado di unire un fantomatico concetto di “bellezza” a quello altrettanto indefinibile di “rilevanza”. Ne esce una lista (in rigoroso ordine alfabetico) di dieci tra gli album più importanti di questo 2017 nel campo della musica contemporanea, che parlare ancora di rock è troppo riduttivo.

Arca
L’album omonimo del producer venezuelano è quello della sua consacrazione, quello che lo smarca dal mondo dell’elettronica per farlo approdare in quello più astratto dello “sperimentale”, forte comunque di un seguito gigantesco che fa sembrare il disco una sorta di mostra di arte contemporanea alla moda, non so se mi spiego. Il cantato in spagnolo (scelta di per sé geniale) rende il tutto ancora più inquietante e melodrammatico, per un oggetto fuori dagli schemi, da ricordare.

Kelela
Il suo Take Me Apart è semplicemente l’alternative r&b – così come viene definito – come dovrebbe essere. Contemporaneo e lontano dai cliché, con un suono anzi futuribile. A garantirlo dovrebbe bastare la Warp come etichetta discografica.

King Gizzard & The Lizard Wizard
In extremis merita senza alcun dubbio una segnalazione tra i progetti più interessanti dell’anno quello della band australiana che quest’estate ha fatto tappa anche al festival Beaches Brew di Marina di Ravenna e che nel 2017 ha pubblicato ben cinque album (!) che aggiornano i concetti di prog e rock psichedelico, omaggiando pure il jazz. L’ultimo è uscito poche ore fa, il 30 dicembre. Da ascoltare (e riascoltare) con calma, per un viaggio fuori dal tempo.

King Krule
Con The OOZ il giovane cantautore inglese porta il suo stile a diventare già un riferimento per un certo modo di scrivere canzoni in grado di ballare tra generi senza scendere a compromessi, in un disco lungo e pure impegnativo, che finisce però con l’avvolgerti completamente, facendoti gridare al miracolo.

Kendrick Lamar
Cosa aggiungere di intelligente su quello che in molti (giustamente) vedono già come l’artista più importante del decennio? Nulla, se non ricordare che questo DAMN che inizialmente poteva sembrare un disco minore rispetto in primis all’ambiziosissimo album precedente, in realtà è “solo” quello che è: un grande album di suoni e parole diretti anche alla pancia, che va oltre il rap, restando negli schemi del rap.

Lorde
Un disco pop, Melodrama, pieno di canzoni che potrebbero piacere (e in realtà piacciono) ai teenager ma rivestito da suoni “adulti” che ne hanno fatto il mio disco probabilmente più ascoltato in questi ultimi 12 mesi. Dettaglio che mi rendo conto essere di scarsissima importanza, ma forse rende bene l’idea.

Mount Eerie
Qui volenti o nolenti si va oltre la musica (molto scarna e poco varia): ma se un cantautore che giàamavamo scrive un album (si chiama A Crow Looked At Me) sulla morte subito dopo aver perso a causa di un cancro la moglie con cui aveva appena avuto una bambina, davvero, cosa possiamo fare se non commuoverci e ascoltare e riascoltare in rigoroso silenzio le sue tristi non-canzoni?

Ryuichi Sakamoto
In questo caso non conta il fatto che Async sia stato pubblicato a quattro anni dalla diagnosi di un cancro alla gola del suo autore. Sarebbe stato in ogni caso il grande ritorno di un maestro, un campione d’eleganza, otto anni dopo l’ultima volta.

Vince Staples
Qui invece il rap è solo la scusa per un disco (Big Fish Theory) che rispetto a quello di Lamar è meno diretto ma che cresce clamorosamente alla distanza, tra elettronica, minimalismo e atmosfere dark per il rapper probabilmente più raffinato e meno convenzionale tra i big americani.

The XX
Il disco che fa fare il salto di qualità a quella che altrimenti sarebbe rimasta solo una delle tante band di indie-pop sommesso di questi anni, pur con un nutrito seguito di fan. Fan rimasti anche delusi da questa piccola svolta elettronica di I see you, all’insegna (anche) della cassa dritta e di un esplicito omaggio agli anni ottanta nelle melodie, che in realtà li rende solo ancor più stilosi e immediati. Per poi magari in futuro diventare grandi davvero.

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