Tra alcolismo e autocontrollo, nel miglior film tra quelli usciti al cinema dopo la riapertura

 

Un altro giro (di Thomas Vinterberg, 2020)

Come si vede dall’incipit che mostra una tradizionale festa tra studenti in riva a un lago, in Danimarca il consumo sbarazzino di alcol tra i giovanissimi è molto diffuso. Quattro insegnanti liceali di età diverse (dai 40 in su), altoborghesi, annoiati e poco motivati e incisivi nel loro lavoro, decidono di sperimentare la teoria di un filosofo psichiatra norvegese, Finn Skårderud, secondo il quale bisognerebbe vivere con una costante quantità di alcol nel sangue, che ne implica l’assunzione quotidiana, che i patti limitano fino alla prima serata. Per sancire la serietà del tutto, il gruppo decide di scrivere in diretta un report con le conseguenze dell’esperimento, le cui parole suddivideranno in capitoli la storia a cui stiamo assistendo.

Soggetto davvero interessante che poteva sfociare in ogni genere di film, tra cui i temutissimi drammi a stelle e strisce sull’alcolismo o l’ennesimo party / hangover movie con protagonisti questa volta adulti. Un altro giro non è nulla di tutto questo, è una commedia ironica e nello stesso tempo drammatica sulla capacità di autocontrollo da parte dei protagonisti, che sa fare ridere di gusto e far riflettere sugli aspetti oscuri.

Chi si aspetta una condanna a senso unico dell’alcol ha sbagliato film, perché soprattutto quando gli insegnanti hanno in mano la situazione, questo si pone provocatoriamente come valore aggiunto; l’abuso e la perdita di senno portano però il film verso sponde meno ammiccanti e più di condanna allargando decisamente il cerchio dei bersagli, perché come dice la moglie di uno dei professori, “non mi importa se ti ubriachi con i tuoi amici, tutto il paese si ubriaca”. Poi la liberatoria scena finale che ha il potere di riassumere la vicenda in tutta la sua potenza visiva e musicale, rimescolando non poco le carte.

Il film ha un grande ritmo, scene che resteranno impresse per molto tempo (“chi votereste tra questi tre individui?”), attori semplicemente perfetti che si affiancano a un Mads Mikkelsen vero e proprio dominatore della situazione con una delle migliori interpretazioni viste negli ultimi anni, assolutamente meritevole di un Oscar che però ha vinto “solo” la pellicola come Miglior film straniero.

Vinterberg è una garanzia da 27 anni, quando debuttò con la bomba dogmatica Festen, opera di culto e capolavoro della corrente registica che faceva capo a Lars Von Trier, per poi continuare una splendida carriera non sbagliando praticamente un film. Un regista che provoca, non giudica, si siede accanto ai suoi personaggi e li guida determinandone il destino, nel miglior film da quando siamo tornati in sala.

Ps: gli insegnanti NON sono degli alcolisti, eh.

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