Il cinema folle e innovativo del grande Quentin Dupieux

Il maledetto Covid e l’impossibilità (o meglio, le difficoltà) nel girare film hanno prodotto un fenomeno non così negativo: presentare in sala alcune chicche del recente passato di registi che nel frattempo sono diventati famosi. Dogtooth è la straordinaria opera seconda di Yorgos Lanthimos (candidato all’Oscar con La favorita), è del 2009 ed è stato recensito molto positivamente anche su queste pagine ben 9 anni fa quando era una meteora invisibile. Un film durissimo e imperdibile.
Anche il grande Mr. Oizo (nome d’arte di Dupieux quando produce musica elettronica) “sbarca” in sala per la prima volta, ma lo fa con il suo film più recente, lo ha fatto anche nell’Arena di Bagnacavallo lo scorso 1 settembre (ma io vi avevo avvisato).

Doppia pelle (di Quentin Dupieux, 2019)
Doppia PelleIl “futuro” folle George lascia moglie, lavoro e vita tradizionale per raggiungere un paesino di montagna dove corona il sogno della sua vita comprando al costo di tutti i suoi risparmi una giacca in pura pelle di daino. L’amore per la blouson diverrà tale da farlo impazzire: pur sprovvisto di soldi troverà alloggio nell’unico hotel, e nell’unico bar del paese si improvvisa regista per catturare l’attenzione della giovane e bella barista del luogo, che si rivelerà essere folle almeno quanto lui. Dupieux prosegue il suo trionfale cammino nella commedia dell’assurdo, tornando a toccare follia e violenza come nel suo capolavoro Rubber. Il suo cinema è una via di mezzo tra Beckett e i Monty Python, il tutto in salsa francese (non è poco), e tutti i suoi film camminano sul sottile confine tra follia e nonsense, ambientati in un tempo indeterminato costruito tra arredamento anni 70 e possibili contorni contemporanei. Dopo una parentesi americana il regista e deejay francese torna in patria in modo trionfale, lo fa con due tra gli attori più in voga del suo cinema: il premiatissimo Jean Dujardin (The Artist) e l’icona pop femminista Adele Haenel, ormai un punto fermo della nuova generazione di attori in patria. Il viaggio, annunciato, nella paranoia da parte del protagonista non si discosta dalla cifra stilistica del regista, perché c’è ancora spazio per le risate, per quegli sguardi stupiti come se il tuo miglior amico/a si spogliasse davanti a te senza motivo, e per la “cultura” dell’assurdità dei dialoghi. Dupieux non è per tutti, ma è uno dei maggiori innovatori e sperimentatori mondiali della settima arte: non ha mai realizzato un film tradizionale, non ha mai sbagliato nulla. Per chi scrive tutti i suoi film sono straordinari, e questo non è da meno. Anche il globo intero se n’è accorto, visto che il film è stato presentato in anteprima mondiale a Cannes nella prestigiosa Quinzane. Non ci resta che scoprirlo anche in Italia.

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