Con il film sul Mah-Jong alla Rocca si chiude in allegria un’estate diversa

La settimana scorsa si parlava del fenomeno di fare uscire in sala film del recente passato di registi che nel frattempo sono diventati famosi, e l’uscita più importante riguardava Dogtooth, l’opera seconda di Yorgos Lanthimos, che evidentemente è stato individuato come nuovo simbolo del 2020 perché la prossima settimana esce anche la sua opera terza, Alps, presentata in concorso alla Mostra del cinema di Venezia… del 2011. La cosa fa sorridere, ma il film merita. A proposito dell’attuale Mostra del Cinema, alla quale purtroppo non abbiamo inviati, si segnalano per interesse puramente pregiudiziale i seguenti film: Miss Marx di Susanna Nicchiarelli (perché Marx è Marx e pure la Nicchiarelli non scherza a bravura), Mandibules del qui amato Quentin Dupieux, Mainstream di Gia Coppola (nipote di Sofia, pronipote di Francis… probabilmente il dna gioca al telefono senza fili ma confidiamo ugualmente; l’opera prima Palo Alto si lasciava guardare). Inoltre ci sono film che per vari motivi non verranno recensiti in questa rubrica ma che potrebbero piacervi, come Tenet di Christopher Nolan (che si è giocato tutte le sue chances con gli ultimi due film), Volevo nascondermi di Giorgio Diritti (che probabilmente è bello ma Ligabue ha ancora la faccia di Flavio Bucci) e tutte le biografie che in questo periodo invadono le sale. Questa settimana chiude l’Arena che ha aperto dopo di tutti: venerdì 11 e sabato 12 alle 21.15 alla Rocca Brancaleone verrà proiettato un curioso documentario-fiction sul gioco simbolo di Ravenna: il Mah Jong.

Il drago di Romagna (di Gerardo Lamattina, 2020)
Il Drago Di RomagnaTramite la storia di una famiglia al femminile, composta da nonna, madre e nipote (maschio), il ravennate Lamattina ci guida alla scoperta di come il Mah Jong sia piuttosto incomprensibilmente un gioco popolarissimo a Ravenna e in Cina, e del tutto (o quasi) sconosciuto nel resto di Italia e del mondo, a circa un secolo dalla sua comparsa nella nostra città. Molto interessanti i contributi degli esperti, che tramite interviste ci raccontano la storia e alcuni aneddoti curiosi sul gioco, come simpatiche sono le interviste ai romagnoli che si dimostrano ferratissimi in materia. Azzeccata e gradevole la protagonista Luisa e la figlia (Dilva Ragazzini e Fabiola Ricci) che mostrano con ironia come l’amore per questo gioco possa addirittura provocare qualche piccola crisi familiare, elemento comune a molte famiglie ravennati. Ottima fotografia e accurata regia, con insistito ed efficace uso del drone nelle riprese nonché una forte attenzione ai primi piani dei volti nella parte della storia di finzione. Un film breve (1 ora e 10 minuti), efficace, simpatico, giustamente leggero e divertente, ideale per chiudere in allegria un’estate diversa dalle altre.

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