Un altro imprevedibile Dupieux: concedetevi un’ora di sana follia

MandibulesMandibules (di Quentin Dupieux, 2020)
Jean-Gab e Manu sono grandi amici e due perfetti idioti, ai quali viene affidata una misteriosa missione che consiste nel recapitare una valigetta. Quando Manu ruba una macchina, nel bagagliaio trova una mosca gigante che i due decidono di ammaestrare per diventare ricchi.

Sì, la trama è questa.
Chi segue questa rubrica, sa che ogni tanto si ritrova un film di Quentin Dupieux, conosciuto anche negli ambienti di musica elettronica come Mr. Oizo.
Autore di una decina di film folli, Dupieux porta avanti una delle poche idee di cinema assolutamente originale per i nostri tempi, basata su un nonsense totalmente surreale, ma con solide basi culturali: c’è tanto profumo di Monty Python condito da un tocco di violenza che domina tutta la cinematografia del regista, ma in quest’opera arriva anche (oltre a un prevedibile Cronenberg) anche un mix di fantascienza anni ’50 condita con uno squisito tocco di fratelli Coen (Manu è un Lebowski regredito).

Mandibules, a cui è stato affiancato l’infame sottotitolo Due uomini e una mosca, non solo è una commedia, ma si dimostra essere, con tutta la sua bizzarria e stravaganza, un delicato apologo sull’amicizia e sulla diversità.
La parte centrale del film ne è anche il fulcro sia narrativo che tematico, fa parecchio ridere ma non indugia sulla commedia degli equivoci che avrebbe reso il film forse più divertente, ma sicuramente più banale e lineare; in questo corpo centrale, all’irresistibile coppia di mattatori Grégoire Ludig e David Marsais (un reale duo comico, noto in patria) si contrappone l’incredibile e sfortunata Agnés, interpretata dalla meravigliosa Adéle Exarchopoulos (la protagonista de La vita di Adele, attrice fantastica) l’unica che riesce a smascherare il banalissimo espediente dei due protagonisti, proprio perché accumunata da una sorta di handicap mentale.

I soli 77 minuti di durata, nonostante qualche piccola frenata di ritmo, passano in un attimo, pur creando una particolare empatia con questi personaggi, così diversi, così teneri, così idioti e così amici, sempre ricordando che siamo nel contesto della folle e geniale narrazione di Dupieux, un regista già di culto, che pian piano l’Italia sta scoprendo visto che questo film era alla Mostra di Venezia fuori concorso, e il precedente Doppia pelle (col premio Oscar Jean Dujardin, e chissà perché attori così quotati vogliono recitare per lui…) pur essendo il settimo film del regista, è stato il primo uscito da noi in sala.

Dal meraviglioso (e folle) Rubber (2010), Dupieux è al centro di questa rubrica e non appena si troverà da qualche parte in streaming il bellissimo Au Poste! (2018), torneremo a parlare di lui.

Nel frattempo godetevi Mandibules in sala, concedendovi un’oretta abbondante di sana follia

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