Dal ritorno del capolavoro Shining al garbato L’estate addosso

Shining (di Stanley Kubrick, 1980)
Dopo la brutta esperienza con It, c’è ancora voglia di parlare di Stephen King, e l’occasione della  nuova uscita di Shining nelle sale a distanza di 37 anni ci fa riscoprire il capolavoro della filmografia kinghiana e del cinema horror in generale, per mano del più grande regista di tutti i tempi. Jack Torrance è uno scrittore in crisi che accetta di custodire nella stagione invernale con la famiglia l’Overlook Hotel, posto tra le Montagne Rocciose, quando è chiuso. Negli anni precedenti un custode era impazzito e aveva fatto a pezzi la propria famiglia. Il film è ispirato all’omonimo romanzo di King, che a posteriori espresse giudizi molto negativi di un film molto diverso nella trama e nello spirito generale del suo romanzo. Infatti questo film rappresenta la dimostrazione più efficace di quanto sia sciocco il paragonare film e libro: il film è un capolavoro ma, pur diverso, anche il romanzo è un ottimo esempio di letteratura horror. Ci sono troppe curiosità legate al film, che la rete vi soddisferà completamente, tanto che qui ne verranno citate solo alcune. La più importante è che del film esistono due versioni: quella che vedrete in sala e che avete sempre visto e che dura due ore e una versione americana non approvata dal regista, uscita subito dopo la sua morte e fatta immediatamente ritirare, che dura 24 minuti in più, con  scene inedite e nuove inquadrature. Una chicca per i fan che potranno reperirne i sottotitoli italiani in rete. L’altra curiosità è che Kubrick ha curato tutte le versioni estere e che quindi la famosa frase “il mattino ha l’oro in bocca”, che non è la traduzione dell’originale “all work and no play makes Jack a dull boy” è farina del sacco del regista stesso.
L’estate addosso (di Gabriele Muccino, 2016)
C’era una volta un promettente regista italiano, che a cavallo del nuovo secolo prima convinse con il delizioso Come te nessuno mai poi divise la critica con L’ultimo bacio, tra chi aveva avuto 30 anni e problemi simili ai protagonisti del film, e chi trent’anni non li aveva mai avuti. Dopo una parentesi americana condita da successo e film inutili, e dopo un altrettanto inutile sequel de L’ultimo bacio, Muccino torna a sorpresa a parlare di giovanissimi e centra pienamente l’obiettivo. Il film parla di una vacanza a sorpresa tra due diciottenni scartati dalle rispettive compagnie, costretti a viaggiare insieme e malvolentieri, vista la scarsa stima reciproca. L’estate vedrà ragazzo e ragazza alle prese col solito viaggio di formazione e di maturità in tutti i sensi. Muccino non ha perso la mano registica e torna anche a saper raccontare e caratterizzare personaggi magari non originalissimi, ma sinceri e aperti, come aperte sono le porte delle nostre emozioni nel vedere scorrere la loro estate attraverso incontri e sensazioni. L’estate addosso non è un capolavoro ma un piccolo film, semplice, a volte stereotipato ma senza mai scadere nel banale, che perde un po’ di tempo nell’ultima parte ma fa riscoprire a noi over 40 un bel cinema che credevamo di aver perso e propone ai giovani una garbata e credibile alternativa cinematografica alle loro emozioni. Il film è su Rai Play, la meraviglia gratuita dello streaming legale, fino a fine settimana, poi lo si trova a pagamento in tutte le piattaforme online conosciute.

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