Due grandi documentari da non perdere, in attesa di Sorrentino…

Parlando ancora di visioni, cinematografiche e casalinghe, segnaliamo doverosamente una errata corrige, visto che contrariamente a quanto affermato la scorsa settimana, Il giovane Karl Marx è uscito eccome a Ravenna, al cinema Jolly. Nel frattempo esce anche la prima parte del film di Paolo Sorrentino su Silvio Berlusconi, intitolato Loro 1, e che a detta del regista si tratta di un’analisi del personaggio dal punto di vista esclusivamente umano. Loro 2, la seconda parte, uscirà il 10 maggio. Ma questa settimana?

Untitled Glawogger WilliWorkingman’s Death (di Michael Glawogger, 2005)
L’austriaco Michael Glawogger è stato un grande documentarista, a partire da quel capolavoro che è Workingman’s Death del 2005 che colpì la platea del festival di Venezia e si guadagnò la distribuzione nelle sale. Il film, strutturato a episodi, parla delle condizioni dei lavoratori in alcune parti del mondo lontane tra loro sia geograficamente sia culturalmente, dall’Ucraina alla Cina, fino alla vicina Germania. Documentario durissimo, vero, che colpisce con un pugno potente lo spettatore ma che cerca anche di fare aprire gli occhi grazie a una visione del mondo a 360 gradi. Di non facile visione, ma necessario (aggettivo che non amo per il cinema ma qui non si può dire diversamente) per apprezzare e approfondire la visione del regista sulla figura dell’operaio, una persona spogliata della propria identità e avvolto nella difficoltà di riuscire a vedere un domani. Il titolo dice tutto, film da recuperare. Uscito da molto, troppo tempo in dvd, ma sulla piattaforma Chili è disponibile in streaming.

Untitled (di Michael Glawogger e Monika Willi, 2017)
Da Workingman’s Death è passato molto, troppo tempo, durante il quale in uno dei suoi tanti viaggi, rigorosamente trasformati in girato, il regista è morto nel 2014 di malaria in Liberia. Untitled parla proprio di un percorso che parte dall’Europa fino ad arrivare all’Africa più profonda e dimenticata. Il copioso materiale girato da Glawogger è stato raccolto dalla sua fedele collaboratrice e montatrice, Monika Willi, che ha portato a termine questo drammatico e affascinante viaggio fino alla fine del mondo. Un’opera postuma acclamata al Festival di Berlino e fortunatamente in uscita anche da noi, in una versione italiana che vede la prestigiosa voce di Nada come narratrice. Sicuramente un titolo non semplice, ma il più affascinante del periodo. In sala (si spera).

Brian di Nazareth (dei Monty Python, 1979)
Proseguiamo nella retrospettiva sul gruppo comico inglese dei Monty Python, dopo aver parlato la settimana scorsa del Sacro Graal. Il film narra la storia di Brian, nato nello stesso momento e nello stesso luogo di Gesù. La satira del gruppo inglese non risparmia la religione (ma rispetta, o meglio ignora la figura di Cristo in sé), perché ironizza soprattutto sul rapporto che le persone hanno nei confronti della religione; tutto questo ovviamente in quegli anni non bastò per sfuggire alla censura, soprattutto nel nostro paese, che in tema religioso vuol sempre dinstinguersi, dove venne distribuito solo ad inizio anni novanta, con un doppiaggio talmente discutibile da inventarsi una battuta finale (divertente!). Il film è ancora divertentissimo e irriverente, e alcune scene sono ancora da antologia: i Python interpretano tutti i personaggi principali e il defunto Graham Chapman (membro del gruppo) interpreta Brian. Un caposaldo della comicità inglese, della satira religiosa, dell’irresistibile stile di questi sei signori! Il film è uscito in dvd nel 2008 purtroppo ridoppiato, mentre ora è disponibile su Netflix esclusivamente in lingua originale con sottotitoli, per fortuna.

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