Due titoli da non perdere: “Nico 1988” e “Wind River”, uno dei film dell’anno

Wind River (di Taylor Sheridan, 2017)
Nella riserva indiana del freddissimo Wyoming la neve è un nemico che isola un popolo dal resto del mondo, rinchiudendolo di fatto in una stanza fredda con la porta chiusa, dove chi cresce non ha scelte e la violenza sembra una giustificazione per queste vite difficili. Un cacciatore di lupi, che tre anni prima ha perso la figlia, scopre il cadavere abusato di una giovane indiana amica della figlia in un luogo impervio. L’FBI manda una giovane e inesperta (per questi luoghi) agente, che nell’indagine verrà coadiuvata proprio dal cacciatore. Taylor Sheridan ha già dato grande prova di scrittura cinematografica sceneggiando l’ottimo Sicario (di Dennis Villeneuve), anch’esso film “di confine” dove il thriller è il movente per raccontare i dolori di piccole comunità. Wind River ha vinto a Cannes nella sezione “Un Certain Regard”, è incredibilmente inedito da noi, ed è semplicemente uno dei film dell’anno: thriller potente, scritto molto bene, calibrato nei colpi di scena, con scenografia imponente, analisi di un popolo impietosa, film di denuncia efficace e ottimamente recitato da attori non particolarmente noti. Sarò breve, ma nel 2017 di film che comprendono tutto questo, ce ne sono pochi, sempre che ce ne siano. Avendo fiducia nell’umanità, spero che lo distribuiscano entro l’estate, ma temendo il doppiaggio potete sempre reperirne i sottotitoli in rete. Non perdetelo per nessun motivo!
Nico 1988 (di Susanna Nicchiarelli, 2017)
Gli ultimi due anni di carriera di Christa Päffgen, più nota come Nico, musa di Andy Warhol e voce del primo storico disco dei Velvet Underground del 1967. Dopo quell’esperienza (e un figlio con Alain Delon non riconosciuto dal padre) Nico ha iniziato una carriera solista brillante agli inizi e in declino negli anni ottanta, soprattutto a causa dell’abuso di droghe. Trascinato da una straordinaria e indimenticabile Trine Drylhorm, già eccellente in Festen e La comune, che quasi irriconoscibile interpreta e canta una Christa crepuscolare, il film alterna alla narrazione principale flashback sia della vera Nico ai tempi dei Velvet Underground, mostrando il forte contrasto tra le due realtà, sia della sua infanzia trascorsa in una Berlino bombardata poi liberata dagli alleati. La regia della Nicchiarelli, che propone il film in un volutamente obsoleto formato 4:3, è perfetta nel presentare la protagonista coi rimpianti (il figlio) e le sue debolezze (l’eroina) nella cornice dei suoi concerti. Un quadro ambientato in un biennio (1986-88) che dipinge l’intera vita di un’artista. Alla Nicchiarelli, premiata a Venezia sezione “Orizzonti”, perdoniamo qualche piccola lungaggine dovuta a qualche personaggio minore non molto azzeccato, in quanto piccole venialità davanti a un’opera sorprendentemente bella. Un film per tutti, per i fans del personaggio e per chi non lo conosceva , perché oltre a sfidarvi nel conoscere la carriera anni ‘80 dell’artista, Nico 1988 è una storia la cui bellezza va al di là della pur bellissima musica. Passato in rassegna al Cinema Mariani, ci tocca, probabilmente, già aspettare l’estate o lo streaming per poterlo vedere. Cercatelo.

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