Tra grandi e piccoli schermi, streaming e il docufilm sulla new wave italiana

Roma Cuaron

Un fotogramma da “Roma” di Alfonso Cuaron

Il Leone d’Oro assegnato dalla Mostra del Cinema di Venezia al film Roma di Alfonso Cuaron è destinato a essere un discusso atto rivoluzionario nel mondo del cinema e soprattutto nella sua visione. Il film di Cuaron in sé non c’entra nulla, se non per il fatto che è stato prodotto da Netflix, la piattaforma streaming ormai più nota in Italia che finora aveva maggiormente indirizzato i suoi obiettivi sulle serie tv.

La notizia bomba quindi è che Roma uscirà direttamente in streaming e solo per abbonati (a costi non proibitivi, diciamolo), e salterà, per la prima volta per un Leone, il passaggio nelle sale. Situazione che desterebbe scandalo se si vivesse in un altro mondo, perché sfido chiunque di voi ad aver visto al cinema due film come The Woman Who Left del filippino Lav Diaz o il venezuelano Ti Guardo di Lorenzo Vigas, rispettivamente Leone nel 2015 e nel 2016 e comunque usciti in sala. Il cinema indipendente d’autore spesso non funziona più, se non in poche sale d’essai, o grazie a proiezioni particolari, a volte d’estate; inoltre, se il film non ha vinto premi importanti, non viene neanche distribuito, e non è un caso il titolo di questa rubrica, che da anni vi parla di film usciti direttamente nelle vostre case o addirittura inediti.

Da un lato le piattaforme streaming salvano questi film (ultimamente le recensioni “invisibili” vengono da lì), dall’altro prendono atto della crisi dei cinema d’autore e ne accentuano i connotati. Non so chi abbia ragione, ma su queste pagine è stato un bene perseguire la battaglia dell’inedito in sala… Cosa che, al di là del personale, vuole essere un invito ad aprire le proprie porte ad altri tipi di visioni senza chiudere (mai!) quelle scorrevoli delle sale cinematografiche. Ci vuole equilibrio e onestà.
Questa rubrica non cambia, continuerà ad evitare in linea di massima le visioni troppo commerciali, non per snobismo ma perché non aggiungerebbero nulla ai vostri gusti e ai vostri appuntamenti, e vorrà mantenere la bilancia a metà tra sala e casa, divisa tra supporti (Blu-Ray e il già anziano Dvd), e streaming. A proposito di quest’ultimo, i vari Sky, Mediaset, Netflix, Amazon, Apple, Google, Chili e compagnia bella sono a pagamento e qua non si intende pubblicizzare nessuno, a meno che non siano gratuite, come RaiPlay e YouTube per esempio: d’ora in poi quindi si dirà soltanto che il film è disponibile in streaming senza specificarne la piattaforma, facilissima da trovare una volta digitato la magica sequenza “titolodelfilm-spazio-streaming”.

Crollo NervosoA proposito di YouTube, oggi parliamo di musica, perché ho avuto la fortuna di scoprire (io i consigli li ricevo anche) un interessantissimo documentario musicale del 2008 in 3 puntate: Crollo Nervoso – La New Wave italiana negli anni 80, di Pierpaolo De Iulis.
Il documentario ricostruisce tramite filmati d’epoca e interviste questa scena musicale allora indipendente e per lo più invisibile partendo da quelle che sono considerate le due capitali, Bologna e soprattutto Firenze, per poi nella terza parte estendere il discorso al resto della penisola. Pochissimi i gruppi noti alle masse (Cccp, Litfiba, Diaframma…) e tanti frammenti di un genere che ha rappresentato una generazione tramite il connubio tra sonorità elettroniche, grafiche e look, e che ha sicuramente influenzato le generazioni successive. Detto da uno che non ama affatto la new wave, se solo avete un briciolo di passione e curiosità non perdetelo per nulla al mondo. Con un po’ di fatica, si trova anche in Dvd.

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