Magnifico “Roma”, un drammatico e a tratti struggente romanzo familiare

Roma CuaronRoma (di Alfonso Cuaron, 2018)
Roma è un quartiere borghese di Città del Messico e il film narra le vicende di una famiglia nel 1970 attraverso gli occhi e le gesta della domestica india Cleo, vero e proprio perno narrativo del film.
La famiglia borghese di Cleo, alle prese con la dolorosa separazione tra marito e moglie, è sempre in secondo piano, come uno sfondo, come una scenografia.

Cuaron si prende una pausa da Hollywood e torna a raccontare la sua terra, volendo dimostrare di essere sempre un autore già dalla prima, lunga e un po’ spocchiosa, scena dove la macchina da presa segue Cleo senza entrare negli ambienti interni.
L’impressione iniziale è errata, Roma è un film bellissimo, un drammatico e a tratti struggente romanzo familiare, girato in un magnifico bianco e nero estremamente luminoso e recitato magnificamente dalla protagonista Yalitza Aparicio.
Curioso il contrasto tra borghesia e servitù, con queste ultime autentiche colonne portanti sia della casa che dei bambini; contrasto che mostra in varie scene senza bisogno di dialoghi o proclami, come in una delle scene più belle del film quando l’auto del protagonista entra lentamente e con grande fatica dentro il cortile della villa non curante dell’ambiente in cui entra (casa sua).

Cuaron non mostra solo una famiglia, ma anche una società carica di contraddizioni, un’epoca di cambiamenti e lotte, condita da violenze di strada, ed entra senza nelle periferie mettendone in risalto la condizione di estrema povertà e degrado. Chi ne esce male dalle 2 ore e 15 minuti del film è la figura maschile di ogni ceto, dal padre dottore che abbandona la famiglia, al fidanzato di Cleo che non si comporta diversamente da chi è più ricco di lui.
Un film drammatico, con vari momenti ironici se non addirittura comici, ideali per bilanciare il pathos di una vicenda a tinte forti, un film completamente dalla parte delle donne pur girato da un uomo, che sa esaltare la virtù della sua protagonista, e prende affettuosamente per mano le debolezze sue e della sua padrona.

Un film che ha come modelli i drammi americani di Douglas Sirk, conditi da un po’ di sano tocco di neorealismo italiano. Il film più personale e di ispirazione autobiografica di Cuaron, che attraverso carrelli e panoramiche traccia una magnifica opera di formazione e ricca di umanità.
Leone d’Oro come miglior film alla Mostra del Cinema di Venezia che ha messo d’accordo un po’ tutti, Golden Globe per il miglior film straniero e la miglior regia, nonché favorito nella conquista dell’Oscar, sempre come miglior film straniero.

Quella spocchia di cui si parlava prima evidentemente un po’ c’è, ma quando l’opera raggiunge questi livelli si può assolutamente perdonare vezzi e vizi di una messa in scena volutamente autoriale. Uno dei migliori film degli ultimi anni ha avuto una coda di polemiche, perché in quanto prodotto da Netflix ha fatto solo una fugace apparizione nelle sale ai primi di dicembre, per poi accomodarsi comodamente nella piattaforma streaming.
In effetti, Roma è un film che ha bisogno della sala e speriamo che le rassegne estive possano riproporcelo nelle dimensioni in cui merita. In ogni caso, prima o dopo, sala o tv (grande), non perdetelo per nulla al mondo.

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