Piccole consolazioni da notte degli Oscar

Cari lettori, spero mi perdonerete ma questa notte degli Oscar appena passata l’ho seguita come la maggior parte delle altre notti: dormendo. Non sono mai stato un grande fan di uno dei più seguiti e amati premi cinematografici, anche se va ammesso che pur senza osare troppo, sono stati premiati film validi. Fa certo piacere che l’Oscar alla migliore attrice sia andato a Emma Stone, qui indicata come astro nascente fin dal 2011 col delizioso e bistrattato dalla critica Easy Girl. Fa abbastanza piacere vedere Damien Chazelle, regista appena trentunenne, salire sul palco e scoprire di essere “il migliore”, con il suo La La Land, a proposito del quale i membri dell’Academy Awards sono stati piuttosto avari di premi rispetto ai pronostici. Fa piacere che il “miglior film”, Moonlight, abbia come figura protagonista un giovane omosessuale di colore, così che lo spettatore da Oscar possa sensibilizzarsi e riflettere. E a questo proposito, andate a vederlo anche voi, così mi dite poi com’è, perché nonostante gli importanti e condivisibili messaggi politico-sociali, l’interesse resta bassino. Fa piacere che il miglior cortometraggio, Sing, prima di approdare all’Oscar sia passato da Ravenna tra i Corti da Sogni, che lo ha visto in concorso col titolo non internazionale ma ungherese, Mindenki. Fa poi piacere che l’Ungheria sia tornata alla ribalta, visto che anche l’Orso d’Oro di Berlino è andato esattamente in quella direzione. Ma di tutto il resto, non è che mi interessi poi tanto, buste comprese. Oltre a Moonlight potete comunque dare un’occhiata anche a un altro film rivelazione della notte degli Oscar, visto che ha vinto come miglior sceneggiatura: Manchester By The Sea, che ha inoltre incoronato il suo protagonista Casey Affleck.

Cos’altro c’è in sala. Trainspotting è uno dei migliori film degli anni ‘90, e vedere dopo vent’anni il seguito di una tal pietra miliare, mette paura e preoccupazione, perché non si capisce il motivo di una tale operazione. La notizia rassicurante è data dalla conferma della coppia formata da Danny Boyle regista e di Ewan MacGregor protagonista, nonché della presenza del resto del cast originale. Restando invece in patria, oltre al sequel di Smetto quando voglio che è divertente, ci sono un altro paio di commedie che, senza troppe pretese, possono farci passare qualche ora in divertimento e relax. È vero che Marco Giallini lo troviamo in tutte le minestre, ma Beata ignoranza con Alessandro Gassmann, che parla dell’approccio opposto alla tecnologia da parte di due insegnanti (figure meravigliose), può meritare una visione. Fin troppo reclamizzato, Mamma o papà della coppia Albanese-Cortellesi fa comunque voglia, vuoi per la bravura di un protagonista e il fascino dell’altra, vuoi per la mano sicura di un regista di commedie (Milani), vuoi perché la canzone che hanno cantato a Sanremo era divertentissima, vuoi soprattutto perché, come ampiamente detto, non c’è nulla che mi spinga al cinema in questo periodo. Il tutto in attesa di presentarci a Toni Erdmann, la commedia rivelazione che ha preso premi in tutto il mondo, che parla di un insegnante (ancora…) in pensione che ama prendersi gioco delle persone che lo circondano, e che un giorno ritrova la figlia. Non hanno il dono della sintesi (qua siamo attorno alle due ore e mezza), ma i tedeschi sono la nuova rivelazione di questa seconda metà di anni ‘10. Segnatevelo.

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