Una serie tv tremendamente interessante, purché non diventi infinita…

Man In High CastleL’uomo nell’alto castello (Serie Tv, 3 stagioni, 2015-2018)
Basata sul romanzo ucronico (fantascienza storica) di Philip K. Dick (nell’edizione italiana intitolato La svastica sul sole), la serie ipotizza che i nazisti abbiano vinto la guerra e, in coabitazione coi giapponesi, occupato il territorio degli Stati Uniti d’America, quindi diviso in Grande Reich Nazista e Stati Giapponesi del Pacifico (più una zona neutrale in coincidenza con le Montagne Rocciose). Ambientata nel 1962, la storia prevede l’esistenza di una resistenza e ovviamente del controspionaggio degli invasori per individuarla e fermarla. Poi c’è l’enigmatico “Uomo nell’alto castello” al quale vanno consegnati misteriosi filmini che vedono gli Alleati vincere la guerra a scapito dei Nazisti.
Messa in scena di gran lusso e anche piuttosto emozionante, in senso buono visto che fortunatamente è finzione, perché l’America nazista è resa con un realismo incredibile e il colpo d’occhio di un’epoca in realtà mai esistita è estremamente e fascinosamente realistico. I personaggi principali sono una spia nazista infiltrata nella resistenza, una donna che diventa membro della resistenza quasi per caso, un ministro giapponese che teme per il futuro del Giappone, visto che quando inizia la vicenda Hitler è anziano e malato; infine un integerrimo militare nazista (il personaggio più interessante), il cattivo di turno che vuole sgominare la resistenza.
Quindi tutto perfetto? A prima vista sembrerebbe di sì, ma col passare degli episodi si avverte la stessa sensazione della maggior parte delle serie di oggi, e che se non cambierà, vedrà il declino delle stesse: succede poco, e le trame e sottotrame non vengono mai chiuse e si va avanti anche per inerzia. Si può anche impiegare due stagioni (tutte da 10 episodi l’una) per arrivare al dunque, ma la realizzazione di una terza e l’annuncio ufficiale della produzione di una quarta lascia ampiamente perplessi perché rischia di trasformare ogni opera dal potenziale enorme (in questo caso nucleare) in un’infinita soap opera in stile Beautiful o Il trono di spade.
Chi non ha problemi con le serie infinite (e con la fantascienza distopica) si metta pur in moto e provi a vedere quella che è in ogni caso un prodotto tremendamente interessante e meravigliosamente messo in scena; ma c’è un popolo, e sono pronto a rappresentarlo, che chiede ancora che il format non diventi un business, che le vicende abbiano una conclusione e che questa non avvenga dopo 4 anni. Perché questa brutta consuetudine trasforma le Serie Tv da rivoluzione qualitativa a un puro prodotto di consumo progressivo.
E se le cose dovessero andare bene, non girate stagioni all’infinito, ma cercate di prendere spunto per scrivere qualcosa di simile e altrettanto interessante. Fate come Fargo, che le stagioni successive narravano altre storie in altri periodi; o come True Detective, che ha mescolato completamente le carte da una stagione all’altra. I tormentoni porteranno il pubblico lontano dalle serie e magari di nuovo verso le sale, e la cosa non sarebbe affatto male.
Ma credo in un mondo pacifico e di convivenza, quindi voglio pensare che cinema, tv, streaming e quant’altro possano tutti trovare spazio all’interno del magico mondo dell’audiovisivo. Purchè ci sia equilibrio. Io provo ad andare avanti con questa serie, perché è fatta davvero bene, ma non so quando mi fermerò. Disponibile in streaming.

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