Da Tarantino in sala (e il resto è noia) a “Dark” su Netflix

Dark

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Visibili: cosa vedere in sala senza bisogno del permesso
C’era una volta… a Hollywood è il nuovo film di Quentin Tarantino. Tutto il resto è noia, pura noia.
Burning è il nuovo film del coreano Chang-dong Lee, che non è Tarantino ma è un cineasta di enorme talento e il suo film parla di amore e solitudine: non una passeggiata, ma certamente un grande autore e grandi aspettative.
Claude Lelouch è il decano tra i registi francesi viventi (82 anni) ma è ancora autore fresco e frizzante, e probabilmente anche crepuscolare, nostalgico e un po’ malinconico con I migliori anni della nostra vita, che ha come protagonista gli altrettanto anziani Anouk Aimée (87) e il mitologico Jean-Louis Trintignant, che di anni ne ha 89.
Prima di intristirci troppo citiamo anche l’esordiente istriana Katja Cola e il suo Rosa, che anche qui però calca sul terreno di tristezza e solitudine.
Spazio anche per un film biografico di una regista basca (Lisa Azuelos) sul ballerino cubano Carlos Acosta: il titolo è Selfie di famiglia, e a tutti voi che vi state chiedendo la genesi di un titolo così brutto, posso dirvi solo che il film in originale si chiama Mon bébé.

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Dark è stato presentato come una perfetta via di mezzo teutonica tra Twin Peaks e Lost, e senza fare troppo i difficili si può dire che il paragone sia adeguato, anche se all’appello dei suoi padri manca anche l’invisibile e geniale Timecrimes, che a differenza di quando fu recensito su queste pagine, ora si trova in streaming legale su Chili.
I problemi iniziali di Dark sono che parte piuttosto lento, inoltre con gli attori televisivi tedeschi non famosi si fatica a riconoscere i personaggi e per tessere la tela e capirci qualcosa bisogna scaricarsi e stamparsi dalla rete l’albero genealogico delle quattro famiglie protagoniste del serial. Nella città immaginaria di Winden, spariscono nel nulla due bambini e un altro suo cittadino muore suicida.
Anche se in rete viene considerato spoiler, si scopre ben presto (seconda puntata) che un tunnel sotto la centrale nucleare permette viaggi nel tempo indietro di multipli di 33 anni, rispettivamente quindi nel 1986 e nel 1953.
I difetti sopra citati non tolgono in nessun caso l’acquolina in bocca agli appassionati del genere che non vengono minimamente delusi grazie a un racconto certamente intricato, ma soprattutto intrigante per i risvolti che legano i viaggi nel tempo al destino (e alla storia) di queste famiglie.
La serie funziona a meraviglia, e non a caso nella prima stagione (10 episodi) purtroppo non termina, sfociando prima in una seconda di 8 episodi per poi annunciare la terza, già dichiarata come finale, fortunatamente.
Su Netflix.

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