Un delizioso film sul disagio mentale, da far vedere (anche) in Dad

 

Quello che tu non vedi (di Thor Freudenthal, 2020)

Adam è un ragazzo che soffre di schizofrenia, non riesce a condurre una vita normale finché la madre non lo convince ad aderire a un programma sperimentale che prevede una cura. Nella nuova scuola in cui viene ammesso Adam incontra Maya che pur non conoscendo i suoi problemi, mostra una sensibilità forte nei suoi confronti. Naturalmente anche la cura può causare alcuni effetti indesiderati e il protagonista dovrà affrontare una serie di problematiche nuove con cui imparare a convivere.

A due settimane di distanza da Girl Power si torna a parlare di adolescenza, ma le problematiche non sono legate a un contesto sociale, bensì a una malattia terribile, difficilissima da affrontare e soprattutto delicata da raccontare.

Il regista e gli autori compiono una scelta audace e rischiosa nel caratterizzare perfettamente i personaggi nella mente di Adam rendendoli così estremamente reali anche allo spettatore, che vedrà la scena costantemente occupata da una deliziosa figlia dei fiori che rappresenta la sua parte spirituale, un giovane libertino frutto del suo lato ormonale e un energumeno con mazza da baseball che custodisce il suo istinto. Una “squadra” formata per combattere quella terribile voce maligna che pian piano sta distruggendo la vita del ragazzo.

Storie, dialoghi immaginari, allucinazioni e scritte nei muri dei bagni (questo il titolo originale, più evocativo) ben contestualizzate nel genere del teen movie, molto amato in queste pagine, che utilizza tutti gli espedienti che il cinema mette a disposizione per cercare di raccontare, mediare e per certi versi semplificare (ma non è un limite) una malattia grave. Non conoscendo la patologia così bene non posso sapere se tecnicamente il risultato sia raggiunto, ma la comunicazione filmica è perfettamente riuscita confezionando un’opera che può e deve essere vista da tutto il pubblico giovane, a cui piacerà così come non deluderà gli adulti se mettiamo sul piatto anche la situazione familiare del protagonista, disegnata con tatto e realismo, e offrendo anche qualche sorpresa.

Le tre figure non umane sono il fiore all’occhiello perché occupano la scena con una drammaticità spesso stemperata dall’ironia, e conducono protagonista, storia e spettatori verso un finale che non può essere il punto di arrivo di una situazione, ma che offre ad Adam il coraggio e la forza per compiere il primo passo, quello di accettare se stessi.

Charlie Plummer è un protagonista eccezionale e sentiremo parlare di lui; i suoi tre compagni immaginari, l’amica reale e la sua famiglia sono tutti deliziosi e in parte, ma la menzione speciale va alla vecchia volpe Andy Garcia, qui nei panni di un sacerdote che saprà essere l’ennesima voce guida del protagonista.

Un film Amazon da vedere in famiglia e magari come didattica a distanza.

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