Uno “Spontaneous” Covid movie al tempo della pandemia

Spontanesu FilmSpontaneous (di Brian Duffield, 2021)

Questi due anni di pandemia ci hanno provato, stancato, cambiato, forgiato, maturato o qualsiasi altra cosa che possiate avere in mente; la certezza è che, più o meno ufficialmente, è nato un sottogenere cinematografico, il “covid movie” (o “coronamovie”, quale vi piace di più?), che può spaziare all’interno di qualsiasi genere che conosciamo. O quasi: siamo ancora in attesa del primo western pandemico…
Curioso che il sottogenere sia nato ben prima del Covid, visto che l’idea di un virus che uccide il mondo ha radici lontane, fino al perfetto Covid Movie qual è Contagion del 2011, diretto dal grande ed eclettico Steven Soderbergh.

Nel liceo americano di Spontaneous, improvvisamente gli studenti dell’ultimo anno iniziano a esplodere, non per mano di qualcuno, ma per autocombustione spontanea. L’Fbi crede nella pandemia e isola alcuni studenti, tra cui la dolce e pungente Mara e il giovane poeta maledetto Dylan, che nel bel mezzo di questa sorta di pandemia esplosiva, si innamorano e vivono con ironia dissacrante quello che è a tutti gli effetti un dramma che vede l’auto sterminio di tanti ragazzi.

Teen Coronamovie che strizza l’occhio più agli adulti che agli adolescenti, Spontaneous è a tutti gli effetti una commedia nera gustosamente insaporita da un retrogusto anni 80 e da situazioni che non possono non far pensare ai drammatici giorni nostri. Dialoghi divertenti, situazioni paradossali e le numerosissime citazioni del passato che vogliono raccontare il presente, fanno di Spontaneous un film brillante e intelligente.
I protagonisti sono volti noti delle nuove generazioni: Katherine Langford è la protagonista di Tredici e Charlie Plummer di Quello che non vedi, ed entrambi bucano lo schermo con evidente facilità e tranquillità.

Metafora dei nostri tempi costruita con citazioni del passato, e continui schizzi di sangue (ma non si insiste sul gore), il film compie una scelta col finale che qui non può essere rivelata, ma si può dire che mantiene con coerenza la linea dell’ironia e della commedia adolescenziale. Ciò che colpisce ulteriormente è la capacità di offrire numerosi spunti di riflessione sulla vita dei ragazzi in tempi in cui non hanno la libertà di poter vivere le loro gioie e i loro dolori. Un film che, infine, piacerà decisamente agli adulti (ben più rispetto ai ragazzi) perché Duffield parla alla generazione dei genitori dei protagonisti, che erano appunto adolescenti (o qualcosa in meno) nel periodo storico che costituisce il pozzo delle citazioni della pellicola.

Non si grida al grande film, naturalmente, ma si passa una buona ora e trequarti di un’opera che con garbo e simpatia riesce a farci sorridere, o addirittura a farci proprio ridere nel vedere queste improvvise esplosioni nei momenti più impensabili. Visione originale, forse troppo leggera, perché si poteva approfondire il profondo discorso aperto sul disagio, abilissimo mix di generi che forse ne ha generato uno nuovo.
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