Autopsy, perfetto horror movie per appassionati (non per accompagnatori)

Marzo è iniziato, la primavera è alle porte, gli Oscar sono stati assegnati, si può tornare a parlare di cinema di genere!
Autopsy (di Andre Øvredal, 2016)
In una cittadina della Virginia viene rinvenuto un cadavere misterioso di una bellissima donna sconosciuta e nuda, che lo sceriffo affida per l’autopsia ai fidati esperti Tilden, padre e figlio, per ottenere qualche risposta su questo misterioso ritrovamento già nella mattinata successiva. Man mano che si svolge l’analisi del cadavere, i due medici legali inizieranno ad avere strane visioni e la casa/studio diventerà un posto sempre meno ospitale. E fuori, infuria una tempesta. Con Autopsy siamo nel campo dell’horror puro, da qualsiasi direzione si voglia guardare il film: per tutta la vicenda si seziona un cadavere e, per quanto peccato sia tagliare un corpo così bello, le immagini non risparmiano nulla allo spettatore; in secondo luogo l’ambientazione è totalmente claustrofobica, visto che l’intera vicenda si svolge in un seminterrato e nelle stanze vicine di una casa già di per se molto simile alla perfetta “dimora dell’orrore”, col suo fascino sinistro. Infine, ed è l’elemento più significativo, il racconto cresce di tensione in modo esponenziale, creando non solo soffocamento, non solo difficoltà, ma anche e soprattutto un bel po’ di sana paura. Tutte sensazioni create perfettamente dal regista, che confeziona un film di genere di grande livello, che inizia in modo curioso, continua nell’eccellenza e forse finisce leggermente nello scontato. Ma il finale, che per molti appare un po’ banale, è assolutamente consono alla vicenda, e mette al riparo il racconto da possibili virate nell’assurdo: per capirci, non riuscirei a pensare a un epilogo diverso e più efficace di quello proposto dal regista norvegese (alla sua prima esperienza in lingua inglese), e che anzi mostra negli ultimi fotogrammi un tocco di suspense e di ironia, che speriamo non sfocino in un sequel che, come nella maggior parte dei casi, non ci sta assolutamente. Il perfetto duo di attori è formato dal grande Brian Cox, primo Hannibal Lecter del cinema (Manhunter) e da Emile Hirsch, redivivo dopo i fasti di Into The Wild. Autopsy è in definitiva un perfetto horror movie, che deve essere visto da appassionati e non da accompagnatori; un film che credo darà agli estimatori del genere ogni sorta di soddisfazione. In sala.
Un altro paio di titoli horror degni di attenzione sono Territories (di Olivier Abbou, 2012) e soprattutto Resolution (di Justin Benson e Aaron Moorhead, 2014). Territories è uno slasher di qualche anno fa nato sulla scia dei vari Hostel e compagnia varia, e vede un gruppo di amici fermati da presunti poliziotti alla frontiera. La prima ora è notevolissima e la gabbia-prigione dei protagonisti è una citazione esplicita (cioè voluta) di Guantanamo, quindi ci troviamo come ai bei tempi davanti a un ottimo horror politico che ha il difetto di calare vistosamente nella seconda parte causa un cambio di prospettiva. Resolution è decisamente più interessante e ha l’assurda trama che vede un ragazzo ricevere un video che ritrae un amico che vive in solitario che compie azioni fuori di testa. Scopo del gioco è disintossicare l’amico dalle droghe, ma l’approccio nella casa comporterà (anche in questo caso) situazioni paradossali. Da vedere, soprattutto quest’ultimo, anche se molto strano, ma a noi piace l’originalità! Disponibili in streaming sottotitolati.

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