Il tesoro dei beni culturali

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La valorizzazione di un bene culturale, sia esso un edificio, un paesaggio o una tradizione, gli attribuisce il riconoscimento della sua importanza nel sistema di valori di una comunità

È necessario adeguare l’offerta turistica alle aspettative del visitatore per valorizzare il patrimonio artistico e culturale territoriale

La valorizzazione di un bene culturale, sia esso un edificio, un paesaggio o una tradizione, gli attribuisce il riconoscimento della sua importanza nel sistema di valori di una comunità. Questa azione, culturale e comunicativa, si inserisce nella rete di simboli che contribuisce alla definizione di un territorio.
Diventa essenziale prima di prendere in considerazione la valorizzazione sottolineare che cosa si intende per patrimonio culturale. Il patrimonio culturale è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici, sono beni culturali le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose quali testimonianze aventi valore di civiltà. Sul patrimonio culturale è particolarmente significativa anche la definizione di paesaggio che non significa solamente le ‘bellezze naturali’ o anche quelle che ad opera dell’uomo sono inserite nel territorio, né la sola natura, ma la forma del territorio, o dell’ambiente, creata dalla comunità umana che vi si è insediata, con continua interazione della natura e dell’uomo.
La valorizzazione è quindi intesa come esercizio delle funzioni e delle discipline della attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso al fine di promuovere lo sviluppo delle cultura.
Da questo punto è facile intuire che la valorizzazione è fortemente vicina al concetto di tutela e conservazione ma non può però esserne sinonimo.
Il concetto di tutela, pur essendo unico, si articola in tre componenti essenziali: conoscenza, tutela e valorizzazione di cui solo la tutela è, e deve restare, competenza esclusiva delle Soprintendenze, le quali sole possono garantirla, al di sopra di ogni altro interesse economico e sociale, come vuole la nostra Costituzione.
Le Università devono affiancare le Soprintendenze per la conoscenza, presupposto essenziale della tutela, e gli enti territoriali devono partecipare alla valorizzazione, che senza conoscenza e tutela non avrebbe senso.

La valorizzazione è fortemente vicina al concetto di tutela e conservazione ma non può però esserne sinonimo. I beni culturali costituiscono un tessuto di cultura visibile, che contiene solo in potenza la informazione storica, che per tradursi in atto va esplicitata ai visitatori

Dobbiamo considerare la valorizzazione come una serie di azioni che portano a tradurre il bene culturale in narrazione storica capace di arrivare alle grandi masse, con la coscienza che non tutto può essere valorizzato. I beni culturali costituiscono un tessuto di cultura visibile, che contiene solo in potenza la informazione storica, che per tradursi in atto va esplicitata ai visitatori. Comprendiamo così che la valorizzazione è fondata sulla conoscenza e sull’informazione.
È necessario partire dalla considerazione del bisogno di valorizzazione dei beni culturali in vista del loro non rendimento economico. Emerge così il problema più rilevante nel concetto di valorizzazione, ossia la sua unione con la tutela. Il limite della valorizzazione sta nella tutela, qualsiasi impresa di valorizzazione non può incidere il recinto della tutela. Deve fermarsi obbligatoriamente su quel confine. Ma tutelare che cosa significa? Tutelare vuol dire che non si possono fare azioni che superino quei presidi posti a garanzia della protezione e della conservazione per fini di pubblica fruizione.
Sottolineiamo perciò il nesso tra la tutela, l’utilizzo, il recupero e la valorizzazione dicendo che si è arrivati a una certa sclerotizzazione dei ruoli e dei saperi, secondo uno schema che vede da un lato i profanatori del tempio e dall’altro i difensori; e ciò risulta deleterio quando interferisce sul rapporto tra tutela e valorizzazione. La valorizzazione deve essere uno strumento per la conoscenza, non una minaccia alla tutela.
La valorizzazione è diventata negli ultimi anni un’opportunità concreta di investimento, oltre alla sua funzione educativa e materiale tangibile della memoria storica, il patrimonio culturale è riconosciuto come luogo dove intraprendere iniziative culturali e azioni capaci di sviluppare il livello socio-economico locale e del territorio. Non solo, la valorizzazione diventa il prodotto esportabile dell’insieme dato dal territorio, il paesaggio, il beni culturali e la collettività. Infatti diventano essenziali per un intervento di valorizzazione vincente il sostegno e l’approvazione della collettività che diventa garante e proprietario del patrimonio stesso.
Il processo assume significato quando si rende portatore di messaggi culturali e di sinergie nate sul territorio; se inteso come semplice processo economico, l’intervento perde il suo aspetto identitario e sinergia territoriale, diventando un semplice intervento a breve periodo destinato al fallimento o alle denaturalizzazione dell’offerta. La valorizzazione deve rendere fruibili i beni culturali in comunicazione con il territorio in modo da comunicarne, esportarne e rendere attraente il significato intrinseco di valore della civiltà.
Il territorio non è un deposito inerte e fermo di risorse e di beni, ma da considerare come un patrimonio di valore inalienabile e inimitabile, quindi unico, che racchiude specificità culturali, storiche e artistiche da tutelare e valorizzare in un’ottica di sviluppo sostenibile.

 Il territorio non è un deposito inerte e fermo di risorse e di beni, ma da considerare come un patrimonio di valore inalienabile e inimitabile, quindi unico, che racchiude specificità culturali, storiche e artistiche da tutelare e valorizzare in un’ottica di sviluppo sostenibile.

  «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione», è definita rispetto allo sviluppo anche nell’art. 3-ter e quater del D.Lgs. n. 152 del 2006 che chiarisce che le azioni della pubblica amministrazione devono essere finalizzate a dare primaria considerazione alla tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale

La conoscenza è il legame con il territorio, è il frutto di una riflessione che mette in luce anche le teorie del restauro, rilevando che la valorizzazione dei beni culturali non può essere solo più estetico ma deve acquisire un criterio ermeneutico. A questo proposito bisogna stare in guardia dal pensare che accumulare frammenti di preesistenza sia uguale all’accomunare memoria, sottolineando l’importanza della riattualizzazione dell’azione, il ricordare può avvenire solo nel presente.
La valorizzazione, come commercializzazione dei beni culturali o trasformazione della cultura in prodotto economico, è stata ampiamente criticata soprattutto dalle associazioni e dai comitati cittadini che trovano accordo sull’intendere l’azione come una opportunità di crescita e di investimento per il mercato culturale, puntando all’allargamento del pubblico e alla fruizione compatibile e sostenibile dell’offerta culturale presente sul territorio. La gestione dei beni collettivi può essere facilmente ricondotta ai beni culturali; possiamo rilevare che la privatizzazione delle risorse e le gestioni centralizzate oltre ad essere molto costose sono inefficaci, mentre prevede un utilizzo organizzato con regole spontanee e doveri gestionali, in una logica di autogoverno dei beni pubblici, si può evitare lo sfruttamento eccessivo favorendo il sostegno dell’azione collettiva.
Inoltre si deve considerare una sorta di subordinazione della valorizzazione alla tutela dei beni culturali, per ovvi motivi di degrado e di denaturalizzazione del bene.
La tutela è di importanza prioritaria, oltre ad essere dettata dall’art. 9 della Costituzione italiana: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione», è definita rispetto allo sviluppo anche nell’art. 3-ter e quater del D.Lgs. n. 152 del 2006 che chiarisce che le azioni della pubblica amministrazione devono essere finalizzate a dare primaria considerazione alla tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale.Una politica rivolta alla sinergia di conservazione e valorizzazione tutela e previene eventuali impatti negativi sulle realtà locali, allungandone la durata nel tempo e la redditività. Tale aspetto viene anche tenuto in considerazione dall’Organizzazione Mondiale del Turismo che consiglia di adeguare l’offerta turistica alle aspettative del visitatore valorizzando il patrimonio culturale territoriale, tenendo conto dell’impatto ambientale e della sostenibilità del territorio.

 La valorizzazione rappresenta un fattore chiave per la competitività territoriale e per la qualità della vita.Le Fondazioni bancarie per statuto perseguono scopi di utilità sociale nei settori dell’arte, dei beni storici e delle attività culturali.

Il rischio che la valorizzazione non tenga in primaria considerazione la tutela è la perdita della memoria storica e del patrimonio che rende quel territorio unico nell’offerta; inoltre il riscontro si ha anche a livello economico, nella perdita di attrattività del luogo: degradando e abusando del patrimonio viene a mancare il principio base fondamentale della valorizzazione.

La valorizzazione rappresenta un fattore chiave per la competitività territoriale e per la qualità della vita, valorizzare un territorio partendo dalla valorizzazione di un bene culturale significa aumentare l’attrattività e l’offerta locale favorendo investimenti economici non solo culturali.
L’integrazione con il territorio e con le comunità locali diventa elemento essenziale per permettere lo sviluppo dell’offerta economica dei beni culturali. La vera opportunità e sfida negli ultimi anni per i beni culturali è stata l’integrazione delle politiche di intervento tra Stato, enti locali e privati, che – oltre al recupero – si sono orientati verso la promozione e la gestione programmata di azioni indirizzate alla valorizzazione e alla soddisfazione dei nuovi bisogni di conoscenza di un pubblico più esigente. Il coinvolgimento dei privati nella valorizzazione è espresso nel codice dei beni culturali che stabilisce che gli interventi possano essere sia di iniziativa pubblica che di iniziativa privata, definendo l’iniziativa privata come un’attività socialmente utile e di solidarietà sociale, non prevedendo quindi l’intervento privato in chiave economica e di profitto.
L’importanza rilevante nella valorizzazione dei beni culturali di origine privata è rappresentata dalle Fondazioni bancarie, le quali entrano in gioco dove la sinergia economica tra Stato e Regioni non riesce a colmare le numerose lacune presenti nella realtà dei beni culturali. Le Fondazioni bancarie per statuto perseguono scopi di utilità sociale nei settori dell’arte, dei beni storici e delle attività culturali.

 

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