Così Arnaldo Roncuzzi ha sondato (e scovato) i segni della storia

Ricordo dell’ingegnere idraulico ravennate recentemente scomparso, geniale scopritore del passato capace di far vivere la città nascosta

Arnaldo Roncuzzi fra le rovine di Cnosso a Creta

Arnaldo Roncuzzi si definiva, scherzando, un “idraulico”: era un ingegnere eclettico con la mente aperta a 360 gradi. Capace di trovare i segni nascosti sotto gli strati d’argilla alluvionali, “l’ingegnere” contava sulla fitta rete di amici, colleghi, studiosi e capomastri che lo chiamavano quando trovavano anomalie e cose strane nei saggi di fondazione. Nella Ravenna del secondo dopoguerra c’erano cantieri edili dappertutto e spesso venivano alla luce i segni della storia.
Roncuzzi era benvoluto e stimato da tutti anche perché era disponibile e gentile: non faceva differenza fra progettisti e manovali, anzi si rivolgeva soprattutto a questi ultimi nei quali stimolava interessi e instillava curiosità.
Arnaldo Roncuzzi viveva in un mondo di uomini liberi, capaci di una rude semplicità sempre pronta ad accendersi di entusiasmo. Anche fra gli amici, nelle associazioni e alla Casa Matha dove entrò nel 1975 (ricoprì le massime cariche e fu Primo Massaro dal 1996 al 1999), aveva intrecciato i suoi interessi professionali con quelli della sua città, particolarmente verso la storia di Ravenna per la quale provava un grande amore che andava ben al di là del fatto scientifico.
Arnaldo “leggeva dentro”, scavava e sondava i terreni fra la strada e la ferrovia verso Classe: dalla sua intelligenza nel senso stretto del termine, hanno trovato la luce i reperti di San Severo e più a nord il porto di Classe e la Fossa Augusta.
Sono uscite allo scoperto banchine portuali, condotte d’acqua, marmi e depositi di materiali, la geografia “sotterranea” di Ravenna ha ritrovato riscontri importanti se non decisivi, in grado di ridisegnare la storia della città e di un territorio.
I racconti di Arnaldo Roncuzzi erano quelli dello studioso entusiasta, capace di “farti vedere” nel tempo e nello spazio. Diretto nei discorsi, scavava nel verso giusto, senza andare per tentativi che lasciava soltanto alla sua “speleologia” di pianura.  La sua ricerca partiva sempre da studi che venivano “accesi” dall’intuizione scientifica, ma da provare sul campo.
In quelle campagne, sotto il sole e senza barriere ideologiche, ho conosciuto e apprezzato il “maestro”, in grado di catturare l’attenzione di studenti delle medie inferiori e professori universitari, ma più interessato alle osservazioni di chi lo accompagnava e alle domande degli alunni più giovani di fronte a uno scavo. Era solito chiedere: «Cosa pensi? Cosa ne dite? È la terra che parla!».
Arnaldo Roncuzzi è stato generoso autore di numerosissime scoperte, tessere di un mosaico geomorfologico di tutto il territorio litoraneo dell’Alto Adriatico, operando sempre con passione e per il bene comune.
Non posso che ringraziarlo come amico e allievo riconoscente.
Proprio all’inizio del 2017 è stata presentata dai Servizi Tecnici del Comune di Ravenna la Carta delle Potenzialità Archeologiche (CPA) che mappa l’intero territorio comunale, identificando le aree archeologiche. La minuziosa restituzione grafica che localizza i “giacimenti archeologici” riporta date e autori dei ritrovamenti e dei sondaggi. Esaminandola con curiosità assieme al mio amico progettista geometra Valerio Calistri, balza agli occhi la grande mole di lavoro svolta da questo “ingegnere”, sapientemente prestato all’archeologia. La Carta Archeologica riporta con chiara grafica l’opera svolta nel dopoguerra e fino al XXI secolo da Arnaldo Roncuzzi. Ora rivive assieme ad uno strumento di lavoro, la sua passione per progettare il futuro.
Sarebbe stato felice di unirsi al nostro entusiasmo.

Arnaldo Roncuzzi
come Gaetano Savini

Mauro Mazzotti

Mauro Mazzotti

Mauro Mazzotti, studioso attento ed equilibrato di storia e idrografia ravennate, paragona l’ingegnere a Gaetano Savini, un altro illustre e benemerito concittadino:
«Credo che Arnaldo abbia avuto degli straordinari meriti, attento studioso di Ravenna e dei ravennati, era un esperto di sondaggi del terreno, poiché dirigeva alcune cave e aveva approfondito esperienza in questa attività. Con lunghe aste di ferro sondava il terreno ed era in grado di dire se c’era della sabbia, dell’argilla compatta, un acciottolato o banchine portuali. Identificò in questo modo tanti reperti archeologici e riuscì a ricostruirne anche il percorso storico. Individuò il tracciato della Fossa Augusta, il canale che congiungeva Classe con Ravenna e da qui si prolungava fino al Po. Un uomo convinto fino in fondo delle proprie idee, di qui anche alcune vivaci e controverse discussioni culturali con la Soprintendenza, di cui sono stato alcune volte testimone».

L’insegnamento nasce
da tracce nascoste

Martina Zani

Martina Zani

La grande conoscenza idrografica di Arnaldo Roncuzzi venne spesso messa a disposizione di tanti giovani che preparavano tesi di laurea in Ingegneria.
Arnaldo Roncuzzi è stato autore di numerosi testi che hanno sintetizzato i suoi studi e le sue ricerche. L’ultima esperienza in tal senso è rappresentata dall’escavo di un pozzo stratigrafico nell’area retrostante la Scuola Media “Don Minzoni” di Ravenna, situata in via Cicognani.
L’attività faceva parte di un progetto didattico coordinato dalla professoressa Osiride Guerrini che interessava alunni delle scuole medie, ma anche alcune classi IV e V delle primarie degli Istituti “A. Torre” e “Mons. G. Morelli”. Il sondaggio, seguito personalmente da Arnaldo Roncuzzi assistito dal fedele Enrico  Poggi, “Berto”  o anche “Barbetta”, aiutato da Paolo Grilli, è diventato una sorta di “aula a cielo aperto”.  I preparativi, il fissaggio delle sonde, l’estrazione dei fanghi e successivamente delle “carote” erano oggetto di osservazione da parte degli alunni che assistevano incuriositi.  Vedevano così nascere sul campo la loro ricerca che consisteva in disegni e nel ritrovamento dei segni nascosti sotto terra che anch’io ho condotto in aula, coadiuvando il lavoro delle insegnanti.
A quella campagna di sondaggi stratigrafici tenuta nell’aprile del 2004 partecipò Martina Zani che allora frequentava la IV Elementare. Martina, in seguito, si è diplomata al Liceo Scientifico “A. Oriani” di Ravenna e ora frequenta il corso di laurea di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio presso l’Università di Bologna, dove ha già conseguito la laurea triennale.
Adesso Martina ricorda poco di quell’esperienza alle “elementari”, ma riemergono nei suoi studi alcuni insegnamenti dell’ingegnere Roncuzzi come quello che mette davanti a qualsiasi progetto un’accurata indagine del sottosuolo. «Con le conoscenze che ho acquisito – testimonia la giovane studiosa – capisco quanto sia stato importante “sondare il terreno”: non si può pensare di progettare o dimensionare un’opera senza indagare la geomorfologia del sito”. Un’altra coincidenza, Martina ha inaugurato il biennio magistrale con l’esame di “Costruzioni idrauliche e protezione idraulica del territorio”, superato a pieni voti con lode.

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