Divano, l’oggetto rifugio del nostro conforto

Semplice, flessibile, in sintonia col nostro abitare come MyWorld, Tufty Time e Standard

«Semplicità significa sottrarre
l’ovvio e aggiungere il significativo»

John Maeda, Le leggi della semplicità, Mondadori

 

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“My World”, progettato da Philippe Starck per Cassina

Con le sue leggi della semplicità John Maeda, il graphic designer nippoamericano, allievo di Nicholas Negroponte e docente al Mit di Boston, ha spiegato, in modo assai zen, una strada praticabile per affrontare la complessità contemporanea. Il multitasking al quale siamo giornalmente sottoposti e le infinite, e spesso inutili, opportunità offerte dalle nuove tecnologie dovrebbero rendere più facile la nostra quotidianità ma, spesso, non fanno altro che complicarla, rendendola più dispersiva e disturbata. Esattamente come la cattiva ricezione del segnale del digitale terrestre (avete presente tutti quei quadratini sullo schermo?)

Questo articolo inizia dalle leggi sulla semplicità perché è autunno e, dopo l’estate, si ritorna casa, si chiudono le finestre, si tira il bavero della giacca sul collo ancora abbronzato e ci si rifugia in casa, dopo il lavoro. Tutte cose molto semplici ed elementari che hanno a che fare con il nostro essere nel mondo, con le stagioni, con il nostro camminare dentro il paesaggio urbano. Si ha voglia d’introspezione, di leggere un libro e di godersi la malinconia/felicità del momento, guardando, se possibile, il foliage fuori dalla finestra, come un gatto accucciato che fa le fusa sul divano.  Per questo se si dovesse trovare un oggetto di arredo in grado di simboleggiare l’autunno sarebbe il divano, un divano grande, tanto comodo da assorbire tutto lo spleen possibile, insieme al desiderio di cura e conforto che ci avvolge in questo momento. Ma questo divano dovrebbe riuscire a suggerire anche una via di fuga dallo spleen stagionale, per esempio consentire di lavorare da casa o accogliere nel nostro spazio le persone importanti della nostra vita.
Dovrebbe essere un divano in grado di contenere tutto il nostro mondo senza difficoltà. My World, progettato da Philippe Starck per Cassina, è esattamente questo: qualcosa che può essere un divano e, nello stesso tempo, un sistema living. “Viviamo in una società schizofrenica. Prendiamone atto. My World è un bozzolo, un nido, un mondo in cui possiamo essere egocentrici e stare comodamente insieme alla nostra ombra o raccogliere frammenti di notizie dal mondo, che si dice sia reale”, racconta il designer a proposito del suo progetto. My World, infatti, può essere arricchito da diversi complementi: i tavoli, sia laterali sia free-standing, i contenitori-box, i paraventi che definiscono l’area intorno al divano. All’interno del contenitore-box il sistema living ha una stazione elettrica di caricamento, un caricatore USB e una soluzione di caricamento wireless Duracell Powermat® per restare, se si sceglie, sempre connessi.

Nello stesso tempo, le sedute grandi e morbide ti fanno sentire protetto, dentro uno spazio non rigido, ma incredibilmente flessibile. È un divano piacevolmente umorale, che entra in sintonia con chi lo possiede.

Sempre di sintonia e di flessibilità parla un altro divano che, proprio quest’anno, ha compiuto dieci anni: Tufty Time di Patricia Urquiola per B&B Italia, riedito quest’anno in una nuova versione. Nato come rivisitazione delle tipologie Capitonné e Chesterfield alla luce delle riletture degli anni ’60 e ’70, molto amate dalla designer spagnola, Tufty Time parte dalla semplicità del modulo quadrato del pouf, intorno al quale si possono muovere, seguendo una disposizione libera e informale, elementi centrali, angolari e terminali, con braccioli alti e bassi.  Anche in questo caso il divano  può essere luogo di conversazione, intrattenimento, relax, sonno.

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“Tufty Time” di Patricia Urquiola per B&B Italia

Gallery di  “Tufty Time”  in alcune delle possibili composizioni

Ancora più informale e “ cocoon” è Standard di Francesco Binfaré per Edra. Il punto di forza di Standard, elegante e allo stesso tempo apparentemente semplice, è il cuscino, con schienali/ braccioli trasformabili e regolabili a piacimento. Questo consente una vasta gamma d’interpretazioni, ricercata attraverso più di un ventennio d’indagine tipologica e tecnologica, dalle prime configurazioni variabili allo studio dei materiali e delle possibilità di variare l’assetto e la seduta attraverso movimenti semplici ed elementari.  Designer anticonformista ( è anche insegnante di Biodanza), Binfarè è il maestro della libertà, una libertà studiata nei minimi dettagli che trasforma il divano in un abbraccio morbido o nel palcoscenico della più assoluta informalità o formalità, adattandosi plasticamente ai desideri di chi lo usa. Si tratta di un designer- filosofo che, attraverso la progettazione, s’interroga sul Comportamento, sullo Spazio, sulla Comunicazione, ambiti che più di altri incidono sulla nostra relazione costruttiva con il mondo.

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“Standard” di Francesco Binfaré per Edra

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