Le creazioni no border di Marcantonio Raimondi Malerba

Una figura eclettica che spazia dall’arte agli oggetti funzionali, dalla scenografia all’interior design, facendo leva sull’ironia e lo spaesamento

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Marcantonio Raimondi Malerba nel suo studio a Cesena

Talvolta la capacità di agire attraverso la sperimentazione, accettando i rischi e gli azzardi, produce effetti positivi. E questa vocazione è tanto più forte in momenti come questo, dominati dall’incertezza e dalla crisi globale che, come effetto primario, causano un’automatica necessità di ritorno all’ordine, di rassicuranti certezze su tutto ciò che ci circonda, a partire dalla casa e dagli oggetti di cui scegliamo di circondarci. Essere un designer adesso è  scegliere una professione che oscilla tra un’aderenza totale alla necessità tecnologica e funzionale degli oggetti a scapito della creatività, e  un impulso visionario totalmente sganciato dal piano di realtà. L’equilibrio tra i due elementi è quasi sempre impossibile.

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Gorilla su cattedra, 2013

Ma al di là delle facili generalizzazioni, molti designer riescono a muoversi in equilibrio tra i due poli opposti e ad ottenere riconoscimenti, sia in termini di mercato sia in termini di critica di settore.

Di questo gruppo fa parte il designer e artista Marcantonio Raimondi Malerba, quarantenne, originario di Massalombarda, studi all’Istituto d’Arte Severini e all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, e, da alcuni anni, cesenate d’adozione. Marcantonio Raimondi Malerba è un creativo a 360 gradi con un percorso intensamente sperimentale che, dal mosaico si è spostato liberamente alla scultura, alla scenografia (con la compagnia Fanny e Alexander) al design dove, negli ultimi dieci anni, ha collaborato con Seletti, Moog e Nodus, non dimenticando l’arte, l’autoproduzione ed esperienze nell’ambito dell’interior design – «è molto bello curare il contenuto e il contenitore» dice – a Cesena (Officina 49), a Ravenna (Glue Clothing, Enoteca Baldovino), a Milano (Ugo Cacciatori Show Room).  Cuore del suo percorso progettuale, deliberatamente no border e multidisciplinare, è la connessione tra Uomo e Natura, raccontata attraverso l’ironia, la ludicità e il cambiamento dei punti di vista; uno spostamento semantico che, inevitabilmente, non può che portare a nuove direzioni, non soltanto poetiche ma anche, nel caso di un designer, di funzione.

Questo coraggio, si diceva, è stato premiato dal favore delle aziende che hanno puntato sui suoi progetti. In primis Seletti che, al Maison&Objet 2016 di Parigi, ha presentato la collezione Flower Attitude: seghe, motoseghe, accette, pistole e manganelli si sono trasformati in una serie di candelabri in ceramica Capodimonte impreziositi da delicati fiori, seguendo una poetica divertita tra il dada e il pop.  Per magia ha tramutato il servizio per le feste della credenza della nonna in quello di Freddy Kruger.  Il designer non è nuovo a questi slittamenti di codice: con Monkey lamp, sempre per Seletti, ha invaso le case con macachi portatori di luce, in tre differenti configurazioni, creando un’interessante relazione tra ironia, istinto ludico, jungle fever contemporanea ed ipotesi revisioniste (è la scimmia che porta la luce, ovvero il Logos?). Sempre per Seletti è la lampada da tavolo My Little Neighbours, una piccola casa luminosa in resina contenuta in una campana di vetro. Il nome rievoca un mondo di fiaba che si adatta ai più piccoli ma anche agli adulti: un piccolo mondo parallelo da mettere sul comodino, una casetta abitata dai vicini che preferiamo. Prima, nel 2012, era stata la serie Sending Animals a stupire: tre animali della fattoria – un’oca, un maiale e una mucca – costruiti con materiali poveri e imperfetti e montati come casse di imballaggio, sono diventati  mobili contenitore.

Raimondi Malerba continua anche ad esporre – è stato tra gli artisti di  “2025 Future Environment Human” all’ex Cartiera Latina di Roma nel  2015, tra quelli di “Going Places” al Nhow Milano nel 2014, ha avuto diverse personali, tra cui “Coniglio”, curata a Ravenna nel 2011 da Luca Maggio e Alessandra Carini – e non nega di amare artisti come Marcel Duchamp, Robert Rauschemberg, Cy Twombly  e Bruno Munari, senza dimenticare l’Arte Povera in blocco. Tutti personaggi e visioni che hanno creato opere straordinarie a partire da un less is more, da una sempli­cità altra e dal cambiamento di prospettiva sulla quotidianità, animale o oggetto poco importa. Cambiamento di prospettiva ben rappresentato dal genio del ready made di Duchamp, dal recupero di Rauschemberg, dall’animo ludens del mai troppo celebrato Bruno Munari.

Per il marchio Moog, Marcantonio Raimondi Malerba ha creato, tra i molti progetti, l’appendiabiti Bastaa, un martello in frassino con testa d’ottone attaccato al muro e trasformato in attaccapanni. Di questo progetto dice: «Gli oggetti che hanno una forte identità ci coinvolgono maggiormente. Il martello è un attrezzo molto forte nel nostro immaginario, è legato ad un gesto ben preciso, martellare, piantare un chiodo, rompere un salvadanaio o prendere a martellate qualsiasi cosa che vogliamo rompere, e quando siamo arrabbiati ci vorrebbe proprio un martello per spiegare alla stampante come funzionare! Mi piacciono le installazioni che raccontano una storia, soprattutto se lo fanno con ironia. Ho esteso questo momento di follia isterica fino ad arrivare al muro perché, in realtà, questi martelli sono attaccapanni»!
Sempre per il marchio Moog ha progettato Che Pakko, un pouf ispirato ad un pacco che può essere assemblato in divano modulare, trasformando ancora una volta un oggetto assolutamente nomade in qualcosa di stabile e sedentario.
Marcantonio Raimondi Malerba racconta storie attraverso i suoi progetti e costruisce allegorie e ossimori fruibili, fortemente seduttivi: specchio di un piacere quasi organico nella pro­­­­­­­­­­­­­gettazione e segno di un percorso personalissimo e altamente creativo.

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