Castiglione di Ravenna, molecola del mondo

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Il gruppo Donne in gioco a teatro

Intervista al gruppo delle Donne di Castiglione

Le pratiche della vita, anche quelle quotidiane, danno forma alla politica. Una politica che parte dagli esseri umani, dai luoghi in cui vivono e li mette in relazione. Uno spazio del fare politica che il gruppo Donne in gioco di Castiglione è riuscito a rendere più ampio e diverso da quello istituzionale e che vive di relazioni plurali e differenze singolari. Da alcuni anni ho avuto modo di conoscere personalmente queste donne; di loro ho apprezzato da subito la volontà e la forza nel proporre e realizzare idee, esperienze e visioni per un mondo migliore; sono icone contemporanee dello straordinario protagonismo femminile della Romagna. Ottime organizzatrici di eventi, hanno saputo sfidare pregiudizi e divieti in situazioni spesso appannaggio dei soli uomini. Sono riuscite ad intrecciare le loro storie private alla partecipazione civica, alla vita sociale legata alla storia del tempo che stanno vivendo e alla geografia dei luoghi che abitano. Una fare semplice ma curato e coinvolgente, che mi piace definire surreale per la loro capacità di saper lottare contro “un destino senza luce” e contro “quella ragione che vuole piegare i migliori istinti umani”.

Chiedo a tre di loro di raccontarmi com’è nato, e come si sia sempre più allargato, negli anni, il gruppo Donne in gioco.

Catia Gelosi (insegnante, Presidentessa Commissione cultura di Castiglione di Ravenna, ex Presidentessa della Circoscrizione di Castiglione di Ravenna, fulcro democratico del gruppo, spicca anche per un fantastico ciuffo di capelli tinto color arcobaleno)
«Tutto è cominciato undici anni fa quando Marco Martinelli accettò di dar vita ad un laboratorio della non scuola anche a Castiglione di Ravenna. Abbiamo poi avviato laboratori di cinematografia con la produzione di documentari sulla Costituzione e sull’Unità d’Italia, sempre con giovanissimi. Dal 2006, con un gruppo di donne di varie età, abbiamo iniziato a riunirci con regolarità, per approfondire e discutere su temi di attualità; riflessioni che abbiamo tradotto in sceneggiature e che abbiamo interpretato pubblicamente. Dal 2007, ogni estate si realizzano laboratori teatrali con i giovani, nella splendida cornice del giardino di Palazzo Grossi».
Nel 2014 avete realizzato anche il documentario “Un mondo ritrovato. Voci di generazioni a confronto” regia di Fabrizio Varesco.

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Interno del teatro “Mazzini” di Castiglione di Ravenna

Adriana Babini (infaticabile colonna portante del gruppo, sempre vigile ed attenta a cogliere le sfumature di attualità a carattere sociale verso le quali volgere le indagini conoscitive)
«Sì, questo Progetto è stato sostenuto dall’Assessorato al Decentramento, dal Consiglio territoriale di Castiglione di Ravenna e dall’Associazione di volontariato il Budellone. Con Gianfranco Camerani, Federica Caraboni, Luciana Colle, Sara Fariselli, Catia Gelosi, Marco Ghirardelli, Desideria Grilli, Alberto Larovere e Alice Treossi abbiamo percorso in lungo e in largo tutto il territorio appartenente all’area di Castiglione, individuando alcuni personaggi caratteristici dei luoghi e di varie fasce di età, da riprendere e intervistare per una riflessione su come i paesi sono cambiati nel tempo e su quanto i giovani vivono la realtà del paese oggi».

Catia Gelosi «Negli ultimi decenni i paesi hanno perso le caratteristiche che li animavano. Le campagne una volta erano grandi distese di campi coltivati a cereali, alberi da frutto e vitigni. In quei campi era un fiorire di voci di uomini e donne, nei cortili il silenzio era interrotto dagli schiamazzi dei bambini, mentre nelle strade risuonavano i cigolii delle biciclette e il rombo di qualche trattore. Vecchi e giovani convivevano senza distinzione nel paese, che era il loro mondo e il loro orgoglio e anche se per i giovani il paese a volte andava stretto, andarsene era sempre uno strappo doloroso. Oggi nei paesi non esistono più le sale cinematografiche, le arene estive, i piccoli negozi di artigiani, le “botteghe”, i vecchi mestieri e le balere, dove nascevano tante storie d’amore. Oggi nei paesi regna il silenzio, interrotto solo dal traffico delle auto, che fuggono o sostano brevemente per poi ripartire. Le campagne sono state snaturate da lottizzazioni sulle quali sono cresciute come funghi case dai colori e dalle forme improponibili: case dormitorio».

Adriana Babini «Ci siamo quindi chieste: come vivono i giovani oggi il proprio paese? Lo frequentano, conoscono la sua storia? Sanno apprezzare le cose semplici che può offrire un paese, come un paesaggio, un profumo, i suoni della natura, il rumore del fiume… o preferiscono gli eccessi della città? E gli anziani che hanno vissuto queste trasformazioni, come vivono oggi il paese: rifugiandosi nei ricordi o nei rimpianti? Grazie alle risposte a queste domande, mettendo a confronto generazioni opposte, abbiamo pensato fosse possibile comprendere come il paese viene vissuto. Ci sono situazioni e persone che spesso rimangono invisibili, ma che formano il tessuto e l’ambiente in cui viviamo. Sono fatte di storie, di desideri, di necessità, d’idee, di sentimenti. Sono donne, uomini, ragazzi, bambini, anziani».

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Laboratori realizzati da Donne in gioco

Federica Caraboni (giovane donna del gruppo; insieme ad altre/i ragazze/i è portatrice di un indispensabile pensiero contemporaneo che ha contribuito ad arricchire l’esperienza del gruppo, fotografa per passione, laureanda in Architettura)
«Raccontare queste persone per conoscere il nostro territorio è stato un primo passo per capire cosa sta succedendo intorno a noi oggi e come potrà essere il nostro domani. Il documentario realizzato dal regista Fabrizio Varesco è stato il modo migliore per affrontare questo percorso d’indagine e conoscenza. Per raggiungere quest’obiettivo è stato fondamentale l’apporto di tutte le persone – donne ed anche uomini – che interagiscono con il nostro gruppo. Collaborare – dal latino “cum” e “laborare”, quindi “lavorare insieme” – è stato fin dall’inizio un’azione umana indispensabile per la buona riuscita dei nostri progetti. Condividere e scambiarsi informazioni e idee, trovare insieme modi di lavorare alternativi, aprirsi al nuovo sono stati tutti approcci imprescindibili per la buona riuscita di questo lavoro».

Quali i progetti per il futuro?

Catia Gelosi «Abbiamo da poco avviato un nuovo tavolo di lavoro per raccogliere idee e riflessioni per un prossimo documentario sempre a cura del regista Fabrizio Varesco. Il tema che intendiamo approfondire attraverso questa indagine sarà: Dalla donna del focolare alla donna del microonde».

Adriana Babini «Pensiamo che la formula del documentario permetta differenti sguardi sulla vita delle donne e sulla loro presenza nel mondo: nel lavoro, nel sociale e in famiglia. Attraverso un approccio storico-antropologico avremo la possibilità di guardare indietro e ricostruire, partendo da un tempo che non è quello presente, la storia contemporanea delle donne».

Federica Caraboni «Il cortometraggio, attraverso le testimonianze dirette, ha la capacità di contrastare i luoghi comuni ed arricchire e far conoscere la vita sociale e privata delle donne. Questo grazie alla “grammatica” delle produzioni audio-visive, e cioè agli elementi che lo compongono: le riprese, i dialoghi, le fonti usate, il contesto sociale, i temi che possono essere sollevati. Il cambiamento del ruolo della donna è ben documentabile anche attraverso le inquadrature: mano a mano che passano gli anni le donne sono sempre meno soggetti ai margini, e riempiono la scena».

«Mi sento che sono in realtà una donna che viene da lontano»
HANNAH ARENDT/MARTIN HEIDEGGER,
“Lettere 1925-1975) e altre testimonianze”,
a cura di Massimo Bonola,
Torino, Edizioni di Comunità, 2001, p. 54

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Laboratori

Negli ultimi decenni abbiamo assistito al fenomeno dell’urbanizzazione totale del mondo che ha prodotto a sua volta nuove forme di mobilità ed ha modificato lo spazio fisico di città, borghi e villaggi anche del nostro territorio. Un fenomeno che ha prodotto la comparsa e l’estensione, lungo le vie di comunicazione, i fiumi e le coste marittime, di quelli che il demografo francese Hervé Le Bras ha definito “filamenti urbani”. Il terreno sociologico, in cui si evidenzia questo passaggio conflittuale ed anche la creazione di nuovi modi del vivere, è rappresentato dalla città. Fino alla seconda rivoluzione industriale, il tessuto cittadino era suddiviso in un centro residenziale ed in una periferia operaia, cosa che garantiva la permanenza di vincoli comunitari. Con l’avvento del consumismo avviene la fine di ogni spazio specifico, sostituito da un agglomerato di soggetti soli e sradicati, che si muovono sulle direttrici del consumo e dello spettacolo (supermercati, multisale, parchi di divertimento, ecc.). A rischiare di essere distrutta è in primo luogo la cittadinanza come condizione morale, intellettuale, politica.
In ogni caso, finché le nostre città, i nostri paesi, i nostri borghi continueranno ad ospitare cittadine come questo gruppo di donne di Castiglione capaci di interpretare, e quindi combattere, la mutazione genetica che stanno subendo, si può sperare che la gente sappia invertire il trend suburbano della nostra civiltà, e riportare le arti civiche al centro delle cose. L’unità urbana a dimensione umana, con la sua bellezza e il suo potenziale, è ancora in grado di offrire soluzioni originali alla crisi dell’attuale sistema. Arte, pensiero e architettura sono riferimenti indiscussi dai quali partire per costruire nuove nozioni interpretative. Se pur in modo a volte confuso ed ancora frammentario, anche le giovani e i giovani stanno sviluppando nuove forme per eliminare il dominio della logica mercantile-utilitaristica sostituendola con la libera cooperazione comunitaria; tentativi di umanizzazione per rendere vivibili spazi che hanno ricevuto in eredità e che hanno subìto pesanti mutazioni genetiche tutt’ora in corso. Gli aspetti che, apparentemente, rappresentano la vera motivazione per cui si decide di restare a vivere in una località piuttosto che in un’altra sono, di solito, le condizioni economiche e la disponibilità di lavoro. Tuttavia questi elementi, sicuramente fondamentali, non sono gli unici a determinare prospettive di rinascita o ad innalzare in maniera incisiva la qualità della vita. La sicurezza economica, da sola, non basta: a farci vivere convintamente in un luogo sono le sue implicazioni culturali, gli intrecci sociali sviluppatisi, i legami consolidatisi, il cosiddetto ”appaesamento”. I paesi del nostro territorio hanno perso l’organizzazione territoriale che li contraddistingueva, in grado di intrecciare perfettamente ambiente naturale e ambiente antropico. Per incentivare la permanenza di comunità in questi “nuovi paesi”, oltre ad una sempre migliore dotazione di servizi primari ed a un’attenta analisi di progettazione urbana, le Donne in gioco di Castiglione di Ravenna hanno colto la necessità di puntare su una rinnovata importanza attribuita agli elementi culturali, in quanto ciò che contribuisce maggiormente alla coesione e allo sviluppo armonico della società. Lo stimolo, infatti, va ricercato negli individui, nella loro forza generatrice capace di superare ostacoli a prima vista insormontabili, riattivando relazioni vitali e solidaristiche, al di là di sterili appartenenze politiche o partitiche.
Dal documentario Un mondo ritrovato. Voci di generazioni a confronto, con la regia di Fabrizio Varesco, si evince che la vera sfida che potrebbe salvare paesi, borghi e frazioni è la ricerca delle ragioni affettive, intime, implicite o esplicite che legano le persone a questi luoghi, quel qualcosa che, nonostante difficoltà, frustrazioni e fatiche spinge a restare e a non abbandonare. L’avventura del restare non è meno decisiva e fondante dell’avventura del viaggiare. Le due avventure sono complementari, vanno colte e narrate insieme. Restare non è una scorciatoia, un atto di pigrizia, una scelta di comodità; restare è un’avventura, un atto d’incoscienza e, forse, di prodezza. Una fatica. È forse una forma estrema del viaggiare che può trasformarsi in arte, in invenzione; un esercizio per mettere in crisi le retoriche delle identità locali. Interrogarsi sul senso del restare, nell’epoca della modernizzazione globale, può trovare risposte solo attraverso l’esercizio di uno sguardo nuovo che permetta di realizzare potenzialità inespresse del passato, recuperare la profondità del presente e aprire al futuro: «Reminiscences of self are reminiscences of place, and how he positions himself in it, navigates around it» (Le reminiscenze di sé sono reminiscenze di luoghi e di come ci si colloca rispetto a questi luoghi, come si naviga intorno ad essi), scriveva Susan Sontag.

«Per riconoscere gli uomini
fu necessario isolarli. Ma dopo averne fatto lunga esperienza è giusto porre ogni singola contemplazione
di nuovo in rapporto con le altre
e accompagnare con sguardo ormai maturo i loro più ampi gesti»

Rainer Maria Rilke,
Appunti sulla melodia delle cose, 1897

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Laboratorio realizzato da Donne in gioco

Un breve excursus  sul lavoro del gruppo  Donne in gioco di Castiglione

2007 Viene avviato a Lido di Classe il Festival Naturae, che ha come principale obiettivo la valorizzazione dell’ambiente naturale della località turistica ravennate. Promosso dall’Assessorato al Decentramento del Comune di Ravenna e organizzato dall’Associazione Culturale Solaris. Il Festival propone giornate dense di eventi rivolti ad indagare il rapporto tra l’uomo e la natura.
2008 Pubblicazione e presentazione del libretto Chikungunya City Ovvero Castiglione di Ravenna al tempo del virus, realizzato da un gruppo di lavoro formato da operatori del Centro Gioco Natura Creatività La lucertola del Comune di Ravenna, da insegnanti e dalla Circoscrizione di Castiglione. L’obiettivo, documentare il “caso Chikungunya”, il primo focolaio autoctono verificatosi in Europa “dalla parte dei bambini”.
2009 Minnie la Candida. Il Teatro delle Albe, in collaborazione con la Circoscrizione di Castiglione di Ravenna, presenta il laboratorio non-scuola della Comunità Trans di Lido di Classe. Un laboratorio quasi “clandestino” tenutosi a Lido di Classe, che vede protagoniste quattro transessuali brasiliane che si misurano per la prima volta con il teatro.
2009 In occasione delle celebrazioni del 64° anniversario della Liberazione, i ragazzi dell’Associazione di Volontariato “il Budellone” presentano il loro cortometraggio sulla Costituzione dal titolo Il libretto delle istruzioni. La discussione degli articoli della Carta costituzionale ha permesso ai ragazzi di svolgere un’accurata riflessione e un confronto con la realtà d’oggi e di raccoglierla nel cortometraggio.
2010 Presentazione del libretto Un filo di libertà. Storie di donne a confronto, percorso di scrittura autobiografica condotto dall’Associazione Asja Lacis.
2010 La lezione di diritto, cortometraggio e libretto realizzati dal gruppo di adolescenti che hanno partecipato al laboratorio invernale condotto da Matteo Bezzi e Gerardo Lamattina, svolto in collaborazione con l’Assessorato Politiche Giovanili.
2010 Nonni tra passato e presente, performance teatrale a cura del gruppo Donne in gioco.
2011 Prove di Unità, cortometraggio dedicato al 150° anniversario dell’Unità d’Italia, realizzato dai ragazzi di Castiglione. Una riflessione che ha portato alla luce le diverse idealità dei ragazzi.
2011 Presentazione performance dal titolo Un arcipelago di parole. Libere riflessioni di donne, spettacolo conclusivo di un laboratorio autogestito di autobiografia del gruppo “Donne in gioco”. Il gruppo è stato istituito con l’obiettivo di discutere, fra donne, di problematiche attuali e, su queste, confrontarsi.
Dal 2012 è stato avviato il Laboratorio Teatrale “Teatro Perché”, un gruppo che coinvolge bambini, ragazzi, famiglie e singoli adulti con la passione comune del teatro. In collaborazione con, Ravenna Teatro e l’assessorato al Decentramento del Comune di Ravenna, organizza ogni anno il concorso di recensioni teatrali “Critici per caso” con lo scopo di sollecitare nei partecipanti lo spirito di osservazione e la capacità di analisi di una rappresentazione.
2013 Pubblicazione del libretto 50 sfumature di …rosa. 50 modi o forse più di essere donna, realizzato dal gruppo “Donne in gioco”.
2014 Il gruppo castiglionese “Donne in gioco” presenta lo spettacolo T’hè vlù la biciclèta? Pidela! Donne resistenti di ieri e di oggi, in collaborazione con l’associazione Solaris. Ospite d’eccezione, Lea Bendandi, detta “Sultana”.
2014 realizzazione del documentario Un mondo ritrovato. Voci di generazioni a confronto. Progetto che ha visto impegnati un gruppo di volontari dell’area sud del Comune di Ravenna. Capitanati dal regista Fabrizio Varesco e sostenuti dall’assessorato al Decentramento, dal consiglio territoriale di Castiglione di Ravenna e dall’associazione di volontariato il Budellone. Si è percorso in lungo e in largo tutto il territorio appartenente all’area di Castiglione, individuando alcuni personaggi caratteristici dei luoghi e di varie fasce di età, da riprendere e intervistare per una riflessione su come i paesi siano cambiati nel tempo e su quanto i giovani vivano, oggi, la realtà del paese.

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