La Repubblica tutela la Salute

Fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività

Stefano Falcinellijpg04

Impiego di prodotti vegetali, xv secolo

«Non sei un uomo che combatte da solo una battaglia. Sei un elemento di una grande professione. Una professione che non fa che lottare a favore della salute, della vita, dell’umanità. Non puoi fermarti proprio adesso, lo capisci, vero? Tu vedrai molte morti, molti dolori e molte lacrime prima della tua fine. Devi continuare. Continuare a sperare e osare. È questo il compito di un medico»

Dal film La cittadella, 1938
 regia di King Vidor

Il 18 maggio 2014 è stato pubblicato e diffuso il Codice di deontologia medica, a cura dell’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Ravenna. Il Codice identifica le regole, ispirate ai principi di etica medica, che disciplinano l’esercizio professionale del medico chirurgo e dell’odontoiatra iscritti ai rispettivi Albi professionali. I doveri del medico sono la tutela della vita, della salute psico-fisica, il trattamento del dolore e il sollievo della sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona, senza discriminazione alcuna, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera. L’articolo 5 del Codice affronta questioni che riguardano la promozione della salute, l’ambiente e la salute globale. Il medico, nel considerare l’ambiente di vita e di lavoro e i livelli d’istruzione e di equità sociale quali determinanti fondamentali della salute individuale e collettiva, deve collaborare all’attuazione di idonee politiche educative, di prevenzione e di contrasto alle disuguaglianze nei confronti della salute e promuovere l’adozione di stili di vita salubri, informando sui principali fattori di rischio. Sulla base delle conoscenze disponibili, il medico deve inoltre impegnarsi a una pertinente comunicazione sull’esposizione e sulla vulnerabilità a fattori di rischio ambientale e favorire un utilizzo appropriato delle risorse naturali, per un ecosistema equilibrato e vivibile anche dalle future generazioni.
Approfondisco il contenuto di quest’articolo rivolgendo alcune domande al Presidente dell’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Ravenna, il dottor Stefano Falcinelli.

Dottor Falcinelli qual è lo “stato di salute” della sanità nel nostro Paese?

Stefano Falcinellijpg03

Fotogramma del film “Deserto Rosso” di Michelangelo Antonioni

«Il nostro sistema Sanitario, pur in crisi e non sufficientemente finanziato (nel Fondo sanitario per 2016 mancheranno circa 2 miliardi) resta sempre uno dei migliori a livello mondiale, ma dobbiamo essere in grado di discernere gli obiettivi sostenibili di salute, con le attuali possibilità diagnostiche e terapeutiche e con le risorse date, dalla giusta, ma complementare, ricerca del benessere. Superata la bellissima, ma antica (1937) definizione di René Leriche «La salute è la vita nel silenzio degli organi» e considerata l’impossibilità di mettere in atto quella dell’OMS (1948) «la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non soltanto l’assenza di malattia o di infermità», sono personalmente interessato alla proposta del “British Medical Journal” (How should we define health?, “BMJ“, 2011): la salute intesa come “la capacità di adattamento e di auto gestirsi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive“. Vengono enfatizzati due punti: la variabilità del concetto stesso di salute che tiene conto del contesto e delle situazioni circostanti (“capacità di adattamento”) e l’enfasi che viene data al ruolo di protagonista del soggetto nel percorso di cura (“auto gestirsi”). Critiche sono state mosse anche a questo tentativo di definizione: il risultato sostanzialmente rinunciatario e il mancato risalto della partecipazione dei professionisti e del sistema al raggiungimento dell’obiettivo, ma il nocciolo della questione è avere sempre ben presente lo scopo dell’agire del medico e dei professionisti della salute, dell’organizzazione del sistema, della domanda del paziente. La medicina, molte volte non per colpa dei professionisti, ma per condizionamenti legati ad interessi commerciali, verso i quali i pazienti non hanno strumenti di discernimento («Si possono fare un sacco di soldi dicendo ai sani che sono malati», Ray Moynihan, «BMJ», 2003), ha sicuramente promesso cose che non è stata in grado di mantenere; si veda ad esempio il tema della medicina potenziativa e le estreme lusinghe di certe pratiche estetiche.
Viceversa è dirimente la capacità di convivere e di saper gestire la cronicità di una vita più lunga, ma che deve necessariamente fare i conti con problemi di salute non eliminabili dalla medicina, ma che possono essere migliorati e alleviati; quella transizione epocale che ha visto il medico passare da guaritore che si confrontava con problemi di natura infettiva a curante che accompagna pazienti con patologie cronico degenerative come suggerisce molto bene Giorgio Cosmacini nel suo La scomparsa del dottore. Storia e cronaca di un’estinzione (Milano, Raffaello Cortina Editore, 2013)».

Il tema della salute rappresentata in alcune opere  dell’arte antica

Dottor Falcinelli, nel considerare l’ambiente di vita e di lavoro, i livelli d’istruzione e di equità sociale quali determinanti fondamentali della salute individuale e collettiva dei cittadin*, con quali azioni concrete l’Ordine dei medici del nostro territorio e i singoli medici collaborano nel concreto all’attivazione di idonee politiche educative, di prevenzione e di contrasto alle diseguaglianze nella salute, informando sui principali fattori di rischio?
«L’Ordine viene istituito a tutela dei cittadini – il primo compito è la tenuta degli Albi, con i quali certificare il possesso dei requisiti per l’esercizio professionale – ma non ha un ruolo operativo, bensì di verifica e di proposta, attraverso iniziative dell’Ordine stesso, ma anche con stimoli agli iscritti. In passato siamo intervenuti sia su richiesta di cittadini che di medici in diverse questioni riguardanti la tutela dell’ambiente: la costruzione di nuovi termovalorizzatori e la questione dello stoccaggio di materiali pulverulenti nei pressi del porto per fare due esempi. Nel corso di quest’anno l’Ordine ha organizzato, in collaborazione con la Federazione nazionale, due corsi di aggiornamento, entrambi replicati, con la partecipazione di un totale di più di 300 iscritti, dedicati a “Salute e Ambiente”: il primo su “Aria, acqua e alimentazione” e il secondo su “Pesticidi, cancerogenesi, radiazioni ionizzanti, campi elettromagnetici e antibiotico resistenza”».

Sulla base delle indagini statistiche e dei dati epidemiologici che riguardano la salute dei pazienti, quali iniziative possono avviare i medici per promuovere una corretta informazione sui fattori di rischio ambientale del nostro territorio?

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ANIC Anni ’60, Ravenna

«L’articolo 5 del Codice 2014, già citato, impegna i medici a una informazione ai singoli pazienti sull’importanza che possono avere oltre ai corretti stili di vita, la tutela e la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo; penso per esempio all’elevata incidenza delle malattie croniche respiratorie nella nostra zona».

Le rivolgo un’ultima domanda riguardo all’emergenza di nuove e diffuse fragilità; mi riferisco all’aumento delle persone a rischio di povertà o esclusione sociale e all’arrivo, in continuo aumento, di migranti. Qual è il ruolo dell’Ordine dei medici nel suggerire politiche e strategie d’intervento efficaci ed inclusive per far fronte a queste problematiche e per garantire un corretto percorso assistenziale a tutela della salute e dei diritti fondamentali della persona?
«Ritorno alla risposta iniziale: il medico si confronta sempre più con un malato cronico e anche sempre più fragile, sia tra i nostri cittadini anziani e molte volte soli, ma anche con una popolazione immigrata ancor più debole e bisognosa. Come già detto l’Ordine non ha un ruolo operativo, ma opera in collaborazione con Asl e Istituzioni, stimolando gli iscritti a una maggiore sensibilità verso i soggetti fragili, anche attraverso percorsi formativi dei medici e con campagne informative dei servizi messi a disposizione di queste persone.

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