La castagna di Pieve di Rivoschio e la razza romagnola…

I ricordi echeggiano ancora dei ritmi dei “Camaleonti

Storia E Territorio 115jpg02

Olga, ultima delle tre sorelle Minotti, alla specializzazione come orafa ottenuta con la maturità artistica, ha preferito le mucche di razza romagnola

Le ondulate e dolci asprezze del territorio si mescolano nei nomi: Pian di Spino, Giaggiolo, Voltre, Ranchio e Pieve di Rivoschio. Quest’ultima località, appartenente al Comune di Sarsina, è nota per la produzione di castagne e la sagra dedicata a questo frutto si tiene ogni anno la terza domenica di ottobre.
Da quassù, molti abitanti sono scesi verso le località di bassa collina e le città di pianura, lasciando ampie vallate ai voli di tanti falchi in caccia.
Non lontano dal castello di Giaggiolo, Colombo Minotti, con la moglie Celeste e le figlie Giovanna e Olga, conduce con passione e tenacia, un allevamento di bovini di razza romagnola; una ventina di fattrici e vitelli che danno una delle carni bovine italiane più pregiate. L’azienda di quasi cinquanta ettari, produce grano e foraggio ad una quota mai inferiore ai 420 metri di altezza.

C’è anche un piccolo vigneto con alcune piante vecchie che danno un bel rosso, di buon profumo, asciutto e poco tannico.
Poco distante dall’azienda dei Minotti c’è quella di Luca De Ceglie, figlio del batterista dei Camaleonti, che nei favolosi anni Sessanta, quando il popolare complesso suonava nei locali della Riviera, era venuto sotto la Rocca di Paolo Malatesta e si era innamorato della magia del luogo.

Luca De Ceglie ha lasciato così Milano e si è trasferito quassù, dove, si dice, che rudi gabellieri taglieggiassero i viaggiatori; adesso, invece, li aspettano per la festa di Giaggiolo che si tiene tutti gli anni la seconda domenica di settembre.
Su questi crinali manca l’acqua e fin dai tempi antichi il bene prezioso veniva conservato nella cisterna del castello che tuttora viene utilizzata da Hera come deposito collegato all’invaso di Ridracoli: è la stessa acqua che Traiano portò a Ravenna nel 112 a.C. Chi volesse conferma chieda, fra Meldola e Cusercoli, come viene chiamato il fiume Bidente ed otterrà questa risposta: “Acquedotto”!.

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