Caso Poggiali, la perizia non chiarisce i dubbi sulla morte della paziente

La Corte d’Appello ha affidato l’incarico a tre medici che mettono in dubbio la morte per somministrazione di potassio. E ora la difesa spera

RAVENNA 29/01/16. PROCESSO DANIELA POGGIALI

Daniela Poggiali in aula con il suo avvocato, Stefano Dalla Valle

L’esito dell’appello del processo a carico di Daniela Poggiali, l’ex infermiera condannata lo scorso anno per la morte di Rosa Maria Calderoni, non sarà scontato. Secondo quanto riportano i quotidiani locali oggi in edicola, la perizia disposta dalla corte d’assise d’appello di Bologna e depositata nei giorni scorsi lascia spazio a vari dubbi che potrebbero aprire varchi interessanti per la difesa. In particolare i periti incaricati non individuano con certezza le cause della morte con certezza. Non è cioè sicuro al cento per cento che la 78enne di Russi l’8 aprile di tre anni fa sia morta per cause naturali o per la somministrazione di potassio che, secondo la tesi dell’accusa accolta in primo grado dai giudici, le avrebbe somministrato l’infermiera condannata.

Il quadro clinico sarebbe infatti solo in parte compatibile con una somministrazione letale di potassio a livelli letali. La corte ha disposto questa perizia su richiesta della difesa. Il documento è firmato da tre medici secondo i quali una somministrazione rapida di potassio sarebbe potuta avvenire solo tramite l’ago collegato alla giugulare ma ciò avrebbe portato alla morte in pochi minuti, mentre la paziente morì a distanza di circa un’ora.

Altro punto importante per il dibattito  riguarda il sangue utilizzato per l’ultima analisi della Calderoni. Sangue che conteneva valori normali di potassio e che per l’accusa fu sostituito dalla Poggiali col sangue di un’altra paziente. Per i medici quel campione era invece compatibile con quello della vittima.

Tutti i dati analizzati per risalire alla causa della morte – scrivono i medici nella perizia – non hanno consentito di identificare una singola causa di morte . Non è detto in sostanza che sia il potassio ad averla uccisa perché secondo la perizia riportata dai quotidiani i segni riscontrati sono «solo in parte compatibili» con un’assunzione di potassio in eccesso.

I medici infine sostengono che non ci sono applicazioni analoghe a quelle usate dal consulente della procura per calcolare l’ora della morte. Il dottor Franco Tagliaro, in sintesi, ha calcolato l’orario della morte partendo dalla concentrazione di potassio nel bulbo oculare. Ma questa impostazione «non trova analoghe applicazioni in letteratura». Una considerazione che con tutta evidenza sarà un’arma in più nelle mani della difesa che quella perizia ha sempre contestato. La prossima settimana potrebbe arrivare la sentenza.

 

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