Prostitute all’ingresso e sentieri abbandonati: viaggio nell’oasi di Punte Alberete

Solo un cartello di parcheggio sulla Romea segnala l’area verde a nord di Ravenna a tre km dalla discarica. Lo stupore di due turisti: «Siamo venuti in un giorno sbagliato?»

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Le foto di questo articolo sono state scattate venerdì 8 settembre all’oasi di Punte Alberete

Da Ravenna, neanche tre chilometri dopo la discarica, senza troppi preavvisi, un cartello indica il parcheggio e ti fa frenare all’ultimo per svoltare a sinistra sulla Romea, che già non è una passeggiata. Ad accoglierci, quasi a sorvegliare il cancello, aperto ma non del tutto, c’è una prostituta, seduta su una sedia all’ingresso dell’area di sosta sterrata, piena di enormi buche che proprio in quel momento un escavatore sta cercando di chiudere. La pezza non può comunque durare molto: i camion sfruttano il parcheggio per fare manovra e c’è poco da fare, ci diranno dal Comune.

Parcheggiata la macchina non si può non notare un viavai sospetto, auto che si scambiano posizione, alcune presenze poco rassicuranti che sembrano quasi controllare la zona. Di auto di veri visitatori, a occhio, ce ne sono due. È un venerdì pomeriggio di inizio settembre e sei di fronte all’ingresso di quello che credevi essere una delle attrazioni turistiche di Ravenna, o comunque un’eccellenza del Parco del Delta del Po romagnolo, l’oasi di Punte Alberete.

L’ingresso vero e proprio è un piccolo cancello del tutto incustodito (come tutto il resto) che si apre in mezzo a una rete di recinzione su un terreno sterrato, tra alcuni cartelli non proprio recenti e un po’ troppa ruggine. Una coppia di Padova che incontriamo poco dopo essere entrati è piuttosto sbigottita: «Ma siamo venuti in un giorno sbagliato? È aperto?», ci chiedono. Un giorno, in realtà, vale l’altro. La sensazione evidente è di essere in un luogo abbandonato. Sensazione che diventa una certezza una volta attraversato il grande ponte che dà sulla foresta allagata (e sui camion della Romea), arrivati alla capanna abbandonata che una volta era quella delle informazioni.

Vallejpg02 «Ma quello che mi piace di questo posto è proprio il fatto che sia abbandonato, quando voglio rilassarmi vengo a fare una passeggiata qui», ci dice un ravennate frequentatore abituale vicino all’ingresso. Le uniche altre persone che incontriamo nella nostra escursione pomeridiana sono una famiglia dei dintorni di Ravenna, genitori e figlio di una decina d’anni, attrezzati per un trekking tra le canne. «Ce lo ricordavamo più curato, ma resta senza dubbio un posto fuori dal tempo e dal mondo, abbiamo appena mandato una foto a un’amica e non ci credeva che fossimo a Ravenna…». Senza dubbio, Punte Alberete è uno dei luoghi più suggestivi del nostro territorio, anche così com’è oggi, con la vegetazione cresciuta liberamente, la foresta allagata che sembra di essere sul Mississippi, gli uccelli acquatici che spuntano da chissà dove, gli scorci tra le canne e il cielo, il coccodrillo che pare spuntare da sotto un argine e che invece è solo una nutria. Il percorso – fatta eccezione per le canne che a volte ostruiscono il passaggio e un tratto in cui bisogna quasi arrampicarsi per poter proseguire – è piuttosto pulito e l’escursione è in fin dei conti piacevole, ma è fin troppo evidente come le potenzialità a fini turistici o di semplice fruizione di Punte Alberete siano sfruttate in una percentuale molto vicina allo zero. Datelo a un paese tra i boschi della Germania – tanto per citare solo una delle nazioni in Europa che puntano non solo a parole sul turismo slow – e ci costruirà un impero. O perlomeno sistemerebbero la zona picnic. Qui, a Ravenna, stanno provando da qualche anno a fare un bando per affidare la gestione e cambiare volto a Punte Alberete. Almeno al parcheggio, diciamo. Le associazioni di volontari, questa volta, non basteranno. Servirà un privato. Ma bisognerà stimolarlo molto…

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