Cagnoni: «Non ho mai pensato di uccidere Giulia». La corte è in camera di consiglio

Ventinovesima udienza / Si è chiuso il processo con le ultime dichiarazioni spontanee dell’imputato dopo l’arringa difensiva. La procura ha scelto di non replicare. Sentenza attesa dopo le 17.30: ergastolo, assoluzione o 30 anni

A Dunkerque gli inglesi persero la battaglia ma alla fine vinsero la guerra. È forse da intendere in questo senso il paragone che Matteo Cagnoni fa tra il suo avvocato Giovanni Trombini e il primo ministro britannico Winston Churchill: «Quando qualcuno gli fece notare che avevano perso, rispose che gli inglesi avevano talmente tanta fantasia da riuscire ad andare oltre la storia. Mi auguro che anche il mio avvocato vada oltre la storia». Sono state le ultime parole pronunciate in tribunale dal dermatologo oggi, 22 giugno, nella 29esima e ultima udienza del processo che lo vede imputato per l’omicidio volontario pluriaggravato della moglie Giulia Ballestri. L’accusa chiede l’ergastolo, la difesa chiede l’assoluzione per non aver commesso il fatto. Alle 13 la corte d’assise si è ritirata in camera di consiglio: la sentenza è attesa dopo le 17.30. Oltre ai due scenari chiesti dalle parti, ne esiste un terzo: condanna a 30 anni qualora il 53enne venisse riconosciuto colpevole ma non reggessero le aggravanti di premeditazione e crudeltà.

Prima di lanciarsi nella metafora a fondo storico – «Dicono che sono un appassionato di psicologia ma lo sono soprattutto di storia» – Cagnoni ha speso alcune parole in ricordo della moglie, partendo da un’immagine fornita ai giudici nell’udienza del 14 giugno dall’avvocato Giovanni Scudellari che tutela i familiari della vittima: «Ho saputo che qualcuno ha sintetizzato il mio atteggiamento nei confronto di Giulia secondo lo schema “Taci e sii bella”. Non c’è nulla di più sbagliato, è qualcosa che non mi appartiene e mai è stato così. Io amavo Giulia. Con Giulia ho scoperto presto di divertirmi come se fossi in compagnia di un amico, aveva una capacità di battuta quasi maschile e una componente maschile molto accentuata. Senza di lei il mondo per me era grigio e uscire da solo senza di lei per me era una serata sprecata. Una volta mi disse una frase che mi è rimasta impressa per sempre: diceva “io e te siamo perfetti, dove non arrivi tu arrivo io e viceversa”». E la fiducia nutrita dall’uomo nella consorte è testimoniata da un aneddoto: «Una sera in auto le parlai di un progetto editoriale a cui stavo lavorando dopo aver incontrato la persona con cui avrei dovuto portarlo avanti. Le chiesi se aveva fiducia in quella persona, le mi disse di no e questo per me fu sufficiente per abortire tutto».

Cagnoni poi nel suo breve intervento di una decina di minuti – il primo in nove mesi in cui ha ricordato la figura della consorte con dolore – ricorda qualche altro episodio: «Nella mia camera da letto è stata trovata una lettera che conservavo da San Valentino 2012. Giulia concludeva scrivendo “Ti amo sempre di più”, tanto per rispondere a chi sostiene che non mi avesse mai amato». E ancora una volta il medico torna a ribadire la sua innocenza: «Questa mia convinzione mi permette in questi ultimi giorni di essere molto sereno, come ha notato un’amica che è venuta a trovarmi in carcere. Non ho mai pensato di uccidere Giulia nemmeno un secondo della mia vita».

In precedenza nell’udienza odierna c’era stata la conclusione dell’arringa difensiva, prima con le parole dell’avvocato Trombini e poi del collega Francesco Dalaiti. Il primo ha impiegato quasi otto ore (le prime sette lunedì scorso) per dimostrare che Cagnoni non ha commesso il fatto. Il secondo invece ha voluto affrontare la questione delle aggravanti per dire che anche qualora la corte lo dovesse riconoscere colpevole, non ci sarebbero i presupposti per le aggravanti e quindi per l’ergastolo. Piccolo colpo di scena quando l’accusa (sostituto procuratore Cristina D’Aniello) ha scelto di non replicare chiudendo i giochi e aprendo le porte della camera di consiglio. Il pm aveva parlato per otto ore in requisitoria e ha quindi ritenuto che quanto detto fosse sufficiente per convincere i giudici.

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