Cagnoni annullò gli impegni di lavoro per il giorno in cui fu uccisa la moglie

Nona udienza / Da luglio 2015 ogni venerdì mattina il dermatologo faceva ambulatorio a Bologna ma non andò il 16 settembre 2016: per l’accusa è la premeditazione. E due giorni dopo rifiutò di incontrare la polizia che voleva parlargli ma non aveva ancora trovato il cadavere. Chiesti gli arresti domiciliari. Il pm si oppone: «Sotto quella maschera cova ancora aggressività e brutalità che rendono reiterabile quel reato»

Leggi la cronaca delle udienze precedenti

Ravenna 10/10/2017. FEMMINICIDIO GIULIA BALLESTRI. Iniziato Il Processo Che Vede Imputato Matteo Cagnoni Accusato Dell’ Omicidio Della Moflie Giuglia Ballestri.

Matteo Cagnoni al bagno degli imputati

Il cadavere di Giulia doveva ancora essere ritrovato quando il 52enne marito Matteo Cagnoni cercò di rinviare un incontro con la polizia che cercava la donna: in una telefonata con il sostituto commissario Aldo Quarta alle 23.37 di domenica 18 settembre 2016 il dermatologo disse che sarebbe stato meglio vedersi solo il giorno dopo perché era troppo stanco e non chiese il motivo della convocazione prima di riattaccare. È stato il poliziotto della squadra mobile a ricostruire il dialogo telefonico di quella notte nel corso della sua testimonianza oggi, 22 dicembre, davanti alla corte d’assise di Ravenna nella nona udienza del processo che vede il medico imputato per l’omicidio volontario aggravato della 39enne Giulia Ballestri.

TROPPO STANCO PER VEDERE LA POLIZIA
Le ricerche della donna erano cominciate nel pomeriggio della domenica, quando il fratello Guido e l’amante Stefano Bezzi avevano denunciato la scomparsa. «Fu Cagnoni a chiamarmi – ricorda Quarta –. Verso le 22 una volante della questura di Firenze era andata a cercarlo a casa dei genitori trovando solo la madre. Lasciarono il mio numero di cellulare perché lo comunicasse al figlio una volta rientrato. Gli dissi che avevamo necessità di parlargli e lui disse che aveva avuto una giornata pesante e sarebbe arrivato a Ravenna troppo tardi. Ci offrimmo di aspettarlo o di andare noi a Firenze ma continuava a chiedere di rinviare dicendo di sapere che doveva venire per controfirmare». Cagnoni, nonostante l’accordo di richiamare la questura appena rientrato nella dimora dei genitori, non chiamò più la polizia e il suo telefono risultava spento alle 0.31 e 1.12 quando Quarta provò di nuovo a mettersi in contatto. Dopo il colloquio, Cagnoni rimase a Firenze a casa dei genitori, dove era da due giorni e dove aveva detto di essere nella telefonata con l’agente, anche se aveva saputo dalla suocera che a Ravenna nessuno aveva notizie dalla consorte da due giorni. Il corpo martoriato della donna verrà ritrovato un’ora dopo la telefonata con Quarta nello scantinato di una villa disabitata in via Padre Genocchi di proprietà della famiglia Cagnoni e quando una pattuglia arrivò alla villa sui colli fiorentini il medico si lanciò dalla finestra per fuggire nei campi e tornare solo qualche ora dopo finendo in manette.

Ravenna 10/10/2017. FEMMINICIDIO GIULIA BALLESTRI. Iniziato Il Processo Che Vede Imputato Matteo Cagnoni Accusato Dell’ Omicidio Della Moflie Giuglia Ballestri.

Il sostituto procuratore Cristina D’Aniello

A NATALE SONO TUTTI PIU’ BUONI…
L’ultima udienza dell’anno (in aula meno pubblico del solito, si tornerà davanti alla corte il 19 gennaio) si è conclusa con una dichiarazione spontanea dell’imputato condita dagli auguri di Buon Natale ai giurati, arrivata dopo la richiesta presentata dall’avvocato difensore Giovanni Trombini per la concessione degli arresti domiciliari (con braccialetto elettronico in un appartamento del centro preso in affitto dal fratello) dopo quattordici mesi di custodia cautelare in carcere a Ravenna. «C’è chi dice che a Natale siamo tutti più buoni ma non è perché è Natale ma perché è passato molto tempo da quell’evento», dice il legale per cui non sussistono più i requisiti: rischio di reiterazione del reato, rischio di fuga, rischio di inquinamento probatorio. Il pubblico ministero Cristina D’Aniello si è opposto definendo concreto il rischio di fuga sulla scorta della determinazione mostrata per fuggire alla polizia a Firenze la notte del ritrovamento del cadavere, defininendo le oltre 50 lettere finora inviate dal carcere come un concreto tentativo di minare le testimonianze future e quindi inquinare le prove, sottolineando lo scatto di ira avuto dall’imputato anche in aula contro la suocera Rosanna Marangoni. «Carta e penna sono quello che mi hanno salvato la vita in carcere – ha detto Cagnoni – in mezzo a persone non molto evolute, quando scrivo evado con la testa da un luogo difficile. La fuga dalla polizia fu un attacco di panico in cui ebbi la sensazione di essere ucciso da quello che mi pareva un commando e non fuggirei mai da una città dove vivono i miei figli a cui ho girato la mia innocenza, come detto sin dal principio». La corte si è riservata: la decisione entro cinque giorni.

«AGGRESSIVITA’ SOTTO LA MASCHERA»
Le motivazioni del parere negativo del pm sono una sorta di anticipazione della futura requisitoria: «La verità indiziaria emersa fino ad oggi è dirompente, potremmo chiudere qui il processo e andare a sentenza e sarebbe una sentenza di condanna. Abbiamo visto le immagini del corpo martoriato di Giulia Ballestri: un qualsiasi rapinatore non avrebbe infierito a quel modo, chi ha infierito è qualcuno che ha un odio e una brutalità e un rapporto personale con la vittima e deve cancellare quel corpo e quella faccia. Un odio e una brutalità non sopiti in Cagnoni: l’abbiamo sentita tutti la sua intemperanza nell’insultare la madre di Giulia mentre la polizia penitenziaria faticava a contenerlo. Questa è l’aggressività che cova sotto quella maschera, è la brutalità che rende reiterabile quel reato».

LA DISDETTA DEGLI APPUNTAMENTI
Tra i nove testimoni dell’accusa ascoltati oggi la deposizione di un centralista di una clinica privata di Bologna pare aggiungere elementi per la contestazione di una eventuale premeditazione. Da luglio 2015 ogni venerdì mattina Cagnoni faceva ambulatorio a Villa Toniolo a Bologna. Il 14 settembre del 2016 chiamò per chiedere di spostare gli appuntamenti del giorno 16, quello in cui le indagini collocano l’omicidio, per via di «problemi familiari inderogabili». L’impiegata non chiese altro perché non era necessario chiedere altro ma ricorda che non era la prima volta che capitava: in un anno e due mesi di collaborazione capitò una dozzina di volte. La lettura delle altre date si sovrappone spesso a giornate festive o in prossimità di festività.

Cagnoni

Matteo Cagnoni con Giulia Ballestri

LA RICERCA DELLA PASTICCERIA
C’è poi la testimonianza della titolare di un laboratorio di pasticceria che aveva preparato il buffet per il compleanno di uno dei figli della coppia da celebrare la sera del 15 settembre. L’ordinazione era stata fatta al telefono al mattino dalla moglie e al pomeriggio sarebbe passato Cagnoni a ritirare. Alle 15.50 Giulia richiama la pasticceria chiedendo che qualcuno uscisse in strada perché il marito non riusciva a trovare il negozio in via Sansovino. Pochi minuti dopo arrivò lui alla guida del Chrysler Gran Voyager. Un’auto ritenuta compatibile con questo modello – spiegò il sostituto commissario Stefano Bandini in una precedente udienza – viene filmata dalle telecamere di videsorveglianza alle 15.22 in via Padre Genocchi, la via della villa dell’omicidio. La distanza tra i due punti è percorribile in circa 15 minuti.

SGUARDI DIRETTI ALLA GIORNALISTA
Da segnalare il siparietto anomalo in una pausa del dibattimento. Da dietro il vetro trasparente della gabbia l’imputato ha cercato di mettersi in contatto con una delle giornaliste presenti in aula: l’ha indicata e ha tentato di sussurrare qualcosa per poi invitarla ad avvicinarsi, possibilità ovviamente vietata. Sull’episodio l’avvocato Trombini non ha voluto fare commenti. All’ingresso in aula invece per la seconda udienza consecutiva ha utilizzato la scusa di leggere una copia di La Repubblica per nascondere il volto agli obiettivi.

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