Il carcere invisibile: in 347 in provincia di Ravenna scontano fuori la loro pena

Le misure alternative alla detenzione concesse nel 2017. La messa alla prova si può ottenere una volta nella vita

Rosa

Questa foto come la copertina del settimanale e le altre del primo piano fanno parte di quelle scattate dai detenuti che hanno partecipato al corso di fotografia in carcere

Lo chiamano il carcere che non si vede. È composto dai condannati in esecuzione penale per reati minori e da chi ha terminato di scontare la pena da non più di sei mesi: loro possono ottenere le cosiddette misure alternative alla detenzione e di comunità. Percorsi di accoglienza, accompagnamento sociale, tirocini formativi e inserimenti lavorativi.

Nel 2017 in provincia di Ravenna ne hanno beneficiato 347 persone, poco più del dieci percento del totale regionale. La maggior parte (115) rientrano alla voce “messa alla prova”, una possibilità introdotta da una legge del 2014: «Per reati lievi è possibile chiedere l’interruzione del giudizio e dare la propria disponibilità per un monte ore da svolgere in uno degli enti convenzionati con il tribunale – spiega Maria Paola Schiaffelli, direttrice dell’Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna (Uiepe) di Bologna –. Se c’è il consenso dell’eventuale parte lesa del reato viene concesso e quando è completato il percorso c’è l’estinzione del reato. Si tratta di una possibilità che si può ottenere una volta nella vita».

Da aprile 2015 il Comune di Ravenna mette a disposizione delle assistenti sociali uno spazio dotato di computer e telefoni per lo svolgimento delle attività organizzative e gestionali, e si fa carico dei costi delle utenze. Il Comune dal gennaio 2012 ha approvato la convenzione con il tribunale per lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità. Nel corso del 2017 hanno svolto il lavoro di pubblica utilità con il Comune di Ravenna 11 persone (5 donne e 6 uomini) nelle attività di seguito elencate: controllo sull’utilizzo delle palestre, attività varie nelle biblioteche decentrate, accoglienza e sistemazione per la notte al dormitorio pubblico, preparazione e consegna “sportine” con viveri presso al dormitorio Re di Girgenti, controllo e assistenza ai bambini al doposcuola, insegnamento della lingua italiana alle persone straniere, attività nel centro stampa del Comune.

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