Badante arrestata: insulti e schiaffi alle anziane sentiti anche dai vicini di casa

In manette una 65enne in una casa-famiglia in centro a Ravenna aperta da pochi mesi ma abusiva. La donna lavorava da otto anni per il gruppo che gestiva già altre strutture. Indagine della polizia municipale da una segnalazione anonima

L’arresto della badante accusata di maltrattamenti

 

Gli insulti e le minacce anche di morte erano gridati a voce così alta e gli schiaffi erano dati così forte da arrivare fino alle orecchie dei vicini. E da uno di loro è partita la segnalazione anonima, con una lettera al sindaco, che ha portato all’arresto di una badante di una casa-famiglia aperta da cinque mesi in centro a Ravenna ma risultata abusiva, con l’accusa di maltrattamenti ai danni delle anziane ospiti. In manette una 65enne bulgara, Lili Eftimova Stoeva, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare arrivata al termine di un un mese e mezzo di indagini condotte dalla polizia municipale. La donna è stata arrestata nel pomeriggio di ieri, 12 settembre, in un’altra casa-famiglia dello stesso gruppo per cui lavora da circa otto anni alla prima periferia della città, dove era stata trasferita da una decina di giorni.

Sei le donne ospitate nella struttura al centro dell’inchiesta – che per regolamento non può accogliere un numero superiore di persone – ma le presunte vessazioni dell’accusata si rivolgevano soprattutto nei confronti di una 94enne perché la più problematica da accudire. Le ingiurie riguardavano le frequenti necessità igieniche dell’anziana: i residenti nella zona ascoltati dagli investigatori hanno riferito che sentivano le grida soprattutto in prima mattinata e serata, i momenti coincidenti con il cambio. «Idiota, puzzi come una capra, sei come una mucca, speriamo che muori così mi libero, non ti vuole nessuno», sono le poche frasi che si possono riportare. Ma per le altre ospiti, tutte sugli ottanta anni di età e oltre, non c’erano trattamenti di riguardo. Quelle più arzille e battagliere in alcune circostanze avevano rispedito al mittente gli insulti, riuscendo forse a evitare umiliazioni peggiori.

Tutto raccontato dalle intercettazioni ambientali raccolte in meno di una settimana dai microfoni nascosti dagli agenti della Pm nelle stanze. È stato necessario anche ricorrere a un interprete per tradurre le frasi spesso pronunciate in lingua bulgara. Nell’audio non si avverte solo la voce della badante ma anche i lamenti sofferenti delle donne. In particolare uno che il gip nella sua ordinanza definisce “lacerante soliloquio” registrato in un bagno: «Signore fammi morire, io sono stanca di soffrire, voglio andarmi a casa a morire». E quando la 65enne viene trasferita e sostituita da un’altra badante, nei dialoghi tra le ospiti c’è la speranza di non rivederla più perché «cattiva». Un’altra intercettazione in particolare, sempre secondo il giudice, mostrerebbe la consapevolezza dell’indagata per le proprie azioni e una linea difensiva già pronta: a una paziente dice che anche il farmaco Cumadin rompe capillari e quindi lascia segni sul corpo simili a quelli delle percosse.

Se sull’eventuale conoscenza dei fatti da parte dei titolari dovrà essere fatta luce nel prosieguo delle indagini, è invece già emerso che in almeno una circostanza una delle donne vessate aveva detto ai parenti di aver preso uno schiaffo perché aveva fatto briciole. I familiari pare che avessero ritenuto la cosa come un episodio isolato al quale non dare troppa attenzione.

Al momento non risultano altri indagati ma il lavoro della polizia municipale è ancora in corso. Si cercherà di accertare da quanto andasse avanti la condotta che viene attribuita alla 65enne: la 94enne bersagliata prima del trasferimento nella nuova struttura era alloggiata in altre strutture dello stesso gruppo e nei precedenti tre anni era stata seguita dalla stessa badante. Ma le difficoltà di memoria non consentono all’anziana di riferire su eventuali episodi del passato. Si vorrà anche appurare i contorni dell’improvviso trasferimento della donna sotto indagine per valutare se i titolari delle strutture fossero al corrente di episodi. Per loro quasi certi invece provvedimenti amministrativi perché gli accertamenti hanno fatto emergere una condizione di abusivismo: non era stato comunicato l’avvio dell’attività entro i sessanta giorni di tempo concessi (sanzione da duemila euro e eventuale provvvedimento di chiusura). In accordo con le valutazioni dei medici sullo stato dei luoghi è stato deciso che per il momento le altre ospiti resteranno nella struttura, per non causare ulteriori problemi dovuti al trasferimento. Il comandante della polizia municipale, Andrea Giacomini, ha illustrato l’esito dell’operazione alla stampa ringraziando l’impegno degli agenti e sottolineando come lo spessore del caso dimostri una volta in più il ruolo del Corpo nelle attività di polizia giudiziaria al pari di altre forze.

L’arresto della 65enne arriva a sei mesi di distanza da un altro caso di presunti maltrattamenti in una casa-famiglia per anziani: in quel caso gli arresti furono due e la vicenda fece emergere tutta la difficoltà di un settore con una regolamentazione a maglie piuttosto larghe.

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