Anziane in catene nei letti della casa-famiglia. Cgil: «Pochi controlli nel settore»

I due gestori arrestati in flagranza per maltrattamenti: le telecamere nascoste dagli investigatori mostrano l’aggressione su una 80enne a calci e testate. Il sindacato segnala le eccessive facilità di avviamento delle attività

ViolenzeDopo le segnalazioni arrivate tre settimane fa dai familiari delle anziane ospitate, i carabinieri avevano nascosto delle telecamere nelle stanze della casa-famiglia Oscar Patrizia a Sant’Alberto e quando hanno visto una 80enne colpita con schiaffi, calci e una testata sulla schiena non hanno potuto fare altro che intervenire (in fondo alla pagina il video): nella notte tra lunedì 26 e martedì 27 marzo i militari della compagnia di Ravenna hanno arrestato in flagranza i due gestori per maltrattamenti. Sono finiti in manette un 64enne ravennate e una 49enne di origini romene: risulterebbero soci occulti dell’attività che ha aperto un paio di anni fa. Il titolare è una terza persona su cui sono in corso accertamenti.

“Vi trattiamo come vorremmo essere assistiti noi: con competenza, simpatia e gentilezza”. Così si legge sul sito internet della casa-famiglia. Gli elementi raccolti fin qui dagli inquirenti sembrano mostrare uno scenario ben diverso. A proposito del caso specifico che ha fatto scattare il blitz, i carabinieri hanno trovato la donna legata al letto con una catena in uno sgabuzzino e i gestori negavano la sua presenza nella struttura. «Ma anche quanto registrato in precedenza dalle telecamere si commenta da solo – ha detto il procuratore capo Alessandro Mancini, titolare dell’indagine con il sostituto Monica Gargiulo –. Soprusi e violenze, un’azione vessatoria violenta facendo ricorso a catene e lucchetti per trattenere gli ospiti ai letti». Per questo oltre ai maltrattamenti viene contestata anche l’accusa di sequestro di persona.

Img08I due in manette, come detto, erano i gestori di fatto della casa-famiglia. In particolare l’uomo era una sorta di tuttofare, che si occupava di accudire le donne e di cucinare ma anche della somministrazione di terapie mediche, circostanza che dovrà essere approfondita. Erano sei le persone ospitate, tutte donne, di età fra 80 e 91 anni, alcune con un livello di scarsa autosufficienza. Il Servizio sociale associato dei Comuni di Ravenna, Cervia e Russi ha fornito supporto alle forze dell’ordine intervendo sul posto con l’Ausl. Il personale sanitario ha disposto l’invio al pronto soccorso di tutte le sei ospiti. Ieri pomeriggio, 27 marzo, le donne sono state dimesse e trasferite: una in una residenza sanitaria assistita, tre in case-famiglia, due in case residenza per anziani. Il Servizio ha inoltre contattato le loro famiglie, mettendosi a disposizione per l’accompagnamento nell’individuazione di una soluzione residenziale definitiva.

I carabinieri del Nas stanno approfondendo le questioni autorizzative. Le case-famiglia, come la struttura ora sequestrata, possono ospitare al massimo sei persone che devono essere autosufficienti, non è richiesto personale qualificato ma solo una sorveglianza. Nel territorio comunale di Ravenna sono circa 75. Per l’avviamento dell’attività è sufficiente una Scia da presentare agli sportelli delle attività produttive, non è previsto un controllo preventivo di tipo sanitario perché non si tratta di strutture come centri diurni e centri residenziali.

Img02Lo scorso settembre la Cgil aveva lanciato l’allarme su questo settore che tratta una fascia di popolazione delicata ma ha pochi paletti normativi per l’accesso: «Si tratta di strutture pensate per anziani sufficienti che vanno a unirsi a un nucleo familiare – spiega oggi Marinella Melandri della segreteria provinciale –. Nei fatti sono invece diventate attività imprenditoriali vere e proprie con casi in cui una stessa società ne gestisce più di una che volte sono addirittura nello stesso stabile». Nel Ravennate la diffusione di case famiglia è particolarmente consistente: «Si è creato un mercato perché c’è carenza di posti nelle strutture protette. La normativa regionale prevede tre posti ogni mille anziani residenti e a Ravenna siamo circa a 2,6 per mille». Il Comune di Ravenna ha comunque introdotto un regolamento per avviare un monitoraggio delle strutture: «Al momento sono state visitate solo un terzo delle strutture e si tratta di visite con preavviso perché questo tipo di controlli non è previsto dalla normativa e un regolamento comunale può cercare solo di fare qualcosa». Il protocollo prevede l’adesione a una serie di adempimenti strutturali e formali ma su base volontaria: «Nei casi in cui è successo sono stati valutati gli stati di salute degli ospiti per stabilire il livello di autosufficienza. Ma fare controlli non è facile».

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