L’ex sindaco e la querela per diffamazione: «Attacchi a dipendenti e non politici»

Coffari ribadisce la sua convinzione per l’iniziativa intrapresa, non a titolo personale ma a tutela dell’immagine del Comune e del suo personale, contro sette cittadini e i loro post sul gruppo Faceook “Sei di Cervia se…nza censura”

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Passaggio di testimone: a destra Luca Coffari, sindaco di Cervia fino al 2019, a sinistra il successore Massimo Medri eletto a giugno

«Quei post su Facebook non sono espressione di una critica sia pure eccessiva nei toni e nella forma rivolti a esponenti politici come il sottoscritto ma contro a dipendenti che con la politica non avevano nulla a che fare, al Comune o ai suoi uffici in modo generico ed impersonale». L’ex sindaco di Cervia e oggi consigliere comunale per il Pd, Luca Coffari, invia una nota alla stampa e commenta la vicenda della querela per diffamazione presentata un anno fa contro sette cittadini per una decina di post sul gruppo “Sei di Cervia se…nza censura”.

Il 16 settembre era in progamma la prima udienza – dopo l’opposizione di Coffari alla richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero – ma tutto è stato rinviato a fine ottobre per un ritardo di notifiche. In camera di consiglio però il Comune ha avuto modo di ritirare la querela verso due dei sette che avevano inviato una lettera di scuse.

«Il caso sollevato – dice Coffari ribadendo quando avevamo specificato nell’articolo – non mi vede direttamente coinvolto come persona se non in modo molto marginale e assieme a pubblici amministratori, funzionari e dipendenti del Comune. Ma soprattutto vede direttamente coinvolto il Comune in quanto tale perché oltre ad epiteti gratuitamente e gravemente offensivi e perfino intimidatori, venivano formulate accuse anche in modo impersonale basate su fatti oggettivamente non veritieri o non circostanziate».

L’ex primo cittadino porta un paio di esempi di quelli che a suo parere, e dell’avvocato Christian Biserni a cui il Comune affidò la pratica con un incarico esterno, rappresentano gravi comportamenti. «In un caso si alludeva al fatto che la polizia municipale tollerasse sotto i propri occhi la vendita di capi contraffatti al mercato del giovedì e in realtà sia Pm che guardia di finanza avevano controllato che la merce fosse regolare. Un’altro post e successivi commenti alludevano al fatto che il comune pilotasse le gare o aste pubbliche senza fornire alcun elemento o che addirittura si rubasse».

Sindaco e giunta all’epoca dei fatti, l’estate 2018, avevano ritenuto che «i messaggi, per natura, espressioni, circostanze, portata e mezzi usati, costituissero un’intollerabile aggressione non solo delle persone fisiche identificate o identificabili nei messaggi ma anche del Comune come tale incidendo sull’immagine che ne aveva la collettività. Inoltre si basavano su fatti inesistenti. Eravamo convinti e lo sono ancora che, a prescindere dagli esiti giudiziari della vicenda penale, offese e accuse gravi e gratuite ci siano state e che una Istituzione pubblica non potesse tollerarle. La serietà e l’immagine di una città e del Comune sono un bene di tutti a prescindere da chi temporaneamente li governa».

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