Critiche su Fb, l’ex sindaco querela: il pm archivia ma Coffari porta 7 in tribunale

Il Comune ha affidato un incarico a un legale esterno che ha denunciato per diffamazione gli autori di alcuni post sul gruppo “Sei di Cervia se…nza censura”. La procura ritiene sia solo “biasimo e disapprovazione” ma l’ex prima cittadino si oppone. Ora sta a Medri decidere come uscire dallo stallo alla messicana

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Luca Coffari, sindaco di Cervia

L’ex sindaco di Cervia, il 31enne Luca Coffari, ha querelato sette comuni cittadini per diffamazione aggravata per una decina di post su Facebook ritenuti offensivi per l’immagine del Comune e ha deciso di trascinarli in tribunale nonostante la procura abbia chiesto l’archiviazione del procedimento perché secondo il pm si tratta di «opinioni e situazioni che pur avendo un contenuto critico non travalicano il limite della disapprovazione e del biasimo». Nei prossimi giorni si terrà l’udienza fissata dal giudice.

I post e i commenti incriminati risalgono all’estate del 2018, la maggior parte concentrati nel mese di agosto. Sono tutti pubblicati sul gruppo “Sei di Cervia se…nza censura” che conta oggi circa 6.300 iscritti (erano un migliaio in meno all’epoca dei fatti) ed è nato diverso tempo prima in opposizione a “Sei di Cervia se…” (15mila iscritti) «per l’esigenza di molti cervesi – si legge nelle informazioni della pagina – di parlare di tutto senza essere censurati e vedere post o commenti cancellati». Come è facile intuire, la politica locale è all’ordine del giorno sulla bacheca.

Nel mirino sono finiti post come quello in cui, a gara ancora aperta, si ironizza sull’esito di un bando d’asta per affidare la gestione di una spazio pubblico: “Adesso in una busta chiusa scrivo il nome della cooperativa che vince… scommettiamo?”. Seguono le iniziali del presunto vincitore. E qualcuno lo scrive anche per intero tra i commenti. Secondo l’avvocato che ha presentato la querela un anno fa, nominato di fiducia da Coffari con un incarico esterno affidato con una determinazione dirigenziale “per le competenze e per i carichi di lavoro che già pesavano sull’ufficio legale interno”, questi messaggi rovinano l’immagine e il decoro del Comune perché lascerebbero intendere che vengono pilotate le gare. Nota a margine forse non di secondaria importanza: l’affidamento è andato poi effettivamente alla coop citata.

Gli scissionisti di “Sei di Cervia se…nza censura”, molto critici nei confronti dell’amministrazione Coffari, hanno elaborato una serie di nomignoli o soprannomi per riferirsi ai protagonisti della scena cervese. Epiteti o calembour che in molti casi risultano comprensibili solo agli addetti ai lavori o a chi ha molta dimestichezza con le figure della macchina amministrativa. La querela stessa è costretta a fornire le chiavi di lettura per interpretare quei nomi.

Il 27 agosto dell’anno scorso uno degli scissionisti pubblica un lungo post in cui racconta di un fantomatico incubo avuto la notte precedente. Si era ritrovato in una città chiamata “Altrove” di cui descrive con sberleffi i brutti comportamenti di alcuni personaggi pubblici di Altrove – ricorrendo ai nomignoli di cui sopra – e conclude dicendo “grazie al cielo mi sono svegliato ed ero nuovamente a Cervia”. Uno dei sette querelati commenta lamentandosi che le persone di Altrove sarebbero da chiamare “Delinquenti, farabutti, mafiosi”. Per l’avvocato quello del sogno è solo un maldestro espediente per diffamare l’ente e addirittura il riferimento finale al risveglio serve a contestualizzare di più la denigrazione verso la località.

Sarebbe invece da ritenere addirittura intimidatorio l’augurio contenuto in un altro post con cui uno dei sette querelati invita un paio di persone indicate solo tramite soprannomi inventati a “mandare un po’ di curriculum in giro perché butta male”. La querela sostiene che l’intimidazione sia da leggere nel desiderio che dopo le successive elezioni quella persona non sia più occupata in politica.

Non tutti i post hanno questo tono tra il sarcastico e il critico. C’è anche chi scrive “Quanto avete rubato, fatemelo sapere”. Ma appena il commento è stato segnalato da un utente, gli amministratori del gruppo hanno provveduto alla cancellazione.

La querela è stata depositata a fine settembre del 2018. La richiesta di archiviazione del pm e l’immediata opposizione risalgono allo scorso gennaio. Ed è stato quello il momento in cui i sette querelati – tra cui due che in passato sono stati dipendenti del Comune – sono venuti a conoscenza di essere finiti nel mirino di Coffari: l’udienza ha chiamato i sette alla nomina di un legale, e quindi a spese, che altrimenti non sarebbe servito.

Ora si arriverà davanti a un giudice. Con una situazione da stallo alla messicana. Perché Coffari presentò la querela non personalmente ma in veste di sindaco pro tempore e nel frattempo è diventato consigliere comunale e la fascia tricolore è passata a Massimo Medri. Che ora ha le chiavi del municipio e a lui spetta il da farsi su una partita di cui farebbe volentieri a meno. Perché comunque evolva la vicenda, potrebbero esserci conseguenze per l’amministrazione. In aula il Comune può decidere di opporsi o meno all’archiviazione ma la decisione sul da farsi spetta al giudice. C’è anche la strada della remissione della querela ma in questo caso serve l’accettazione da parte dei querelati. Con un interrogativo sullo sfondo: l’immagine di un Comune è danneggiata di più da un incubo raccontato su Facebook con nomi finti o se si trascinano in tribunale sette persone che usano i social network per esprimere – citiamo le parole del pm – “disapprovazione e biasimo” verso i loro amministratori?

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