«Africa non ti ho amato, non ti ho capito, ma ti ho accettato. E mi hai aiutato»

I fratelli Giovanni e Francesco Gondolini, impegnati nel loro giro del mondo in bicicletta, sono sbarcati in Europa. «Dopo il deserto e il Marocco con un ferry sullo stretto di Gibilterra siamo arrivati in Spagna», ci scrivono in una mail l’11 dicembre.

Pubblichiamo qui due riflessioni di Giovanni sull’Africa e il deserto di Sahara.

Quello che mi porto dall’Africa
Sedici mesi di Africa. Sedici mesi duri.
Dal Mozambico al Marocco, da Sud a Nord, dall’oceano Indiano all’oceano Atlantico, dall’Africa nera al Maghreb, dalla foresta impenetrabile al deserto inospitale. Sedici mesi duri.
Oltre lo stretto di Gibilterra vedo le coste spagnole desiderate a lungo. L’Europa è vicina ma prima devo salutare questo continente lento, questo continente povero, questo continente crudo.
Non ti ho follemente amato Africa, ma ti ho rispettato. Non ti ho pienamente compreso Africa ma ti ho accettato. Non mi hai fatto riposare Africa, ma mi hai rafforzato.
Ora che i miei piedi poggiano ancora sulla tua terra fertile non posso concedermi il lusso di rilassarmi, non posso ancora togliermi la corazza che mi hai costretto ad indossare, non posso abbassare la guardia, non ancora.
Porto con me l’irrisolto delle tue infinite contraddizioni, specchio atroce delle mie. Porto con me il tuo sguardo che implora aiuto e il tuo sorriso che tradisce una dubbia indifferenza. Porto con me un gran senso di sicurezza perché seppur difficili le tue strade sono sicure. Porto con me la magia della vita nella sua più nuda crudeltà. La vita in quell’attimo struggente tra la nascita e la morte. Porto con me il tuo odore pungente, ti ho vissuto così da dentro che anch’io sudato odoro di te.
Io sono Africa e ne scappo.

Il deserto
Vorrei un cammello sotto di me per attraversare questo caldo deserto. Vorrei un aquilone sopra di me che mi tiri fuori dal ventoso Sahara. Vorrei essere più forte per faticare meno. Vorrei essere più veloce per passarti rapido. Vorrei essere un serpente insensibile al sole. Vorrei essere sabbia semplicemente per stare fermo.
Invece sono solo un uomo sopra una bicicletta, con la gola secca e gli occhi rossi dal sole. Sono una vela in balia del vento contro e un fanciullo in preda alle paure. Sono un viaggiatore affamato nella più grande distesa arida del mondo.
Quaranta giorni e quaranta notti tra la Mauritania e il Marocco, dal fiume Senegal al Porto di Agadir. Il deserto è nello stesso tempo una sfida personale e una naturale barriera tra i tropici e la mia casa europea.
Calma Gio, calma. Qui non si corre, qui si deve usare più il cervello che le gambe, qui non si scherza. E così pedalata dopo pedalata, duna dopo duna, giorno dopo giorno, ti attraverso.
Mio fratello è a fianco a me, con le stesse paure e la stessa determinazione. Ci hai sfinito e poi ci hai rigenerato.
Grazie Sahara perché nel tempo in cui tutti corrono ci hai insegnato la calma.

SABBIONI BILLB SYBY 18 03 – 07 04 24
SAFARI RAVENNA BILLB 14 03 – 03 04 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24